New York, 10 dicembre 2025 – La Federal Reserve (Fed) ha deciso oggi di ridurre nuovamente i tassi di interesse, portandoli al livello più basso degli ultimi tre anni. Si tratta del terzo taglio nel corso del 2025, con una riduzione di 25 punti base, che porta l’intervallo dei tassi tra il 3,50% e il 3,75%. La mossa segna un rallentamento nel ritmo dei tagli, con la Fed che prevede per il 2026 una sola riduzione di tassi, sempre di 25 punti base.
Una decisione che evidenzia le divisioni interne della Fed
Il voto sulla riduzione dei tassi ha mostrato una Fed divisa: nove membri del Federal Open Market Committee (FOMC) hanno votato a favore del taglio, mentre tre si sono espressi contro, una situazione che non si verificava dal 2019. Tra i dissidenti, due avrebbero preferito mantenere lo status quo e uno, Stephen Miran, nominato da Donald Trump, sosteneva un taglio più consistente di 50 punti base. Questa spaccatura riflette la complessità del contesto economico attuale, aggravata dalla carenza di dati analizzabili a causa dello shutdown governativo.
Le componenti “colombe” del FOMC, preoccupate dall’indebolimento del mercato del lavoro, hanno prevalso sui “falchi” che auspicavano almeno il mantenimento dei tassi, in considerazione delle pressioni inflazionistiche ancora forti. Secondo le nuove previsioni della Fed, infatti, l’inflazione rimarrà saldamente sopra il target del 2% nei prossimi anni. Tuttavia, la crescita economica è attesa in accelerazione, passando dal 1,8% stimato a settembre al 2,3% per il 2026.
Le sfide economiche e politiche sullo sfondo della decisione
La decisione della Fed si colloca in un quadro economico complesso e politicamente delicato. Donald Trump, rieletto presidente nel 2024, continua a minimizzare il problema del costo della vita, definendo una “bufala” le preoccupazioni sull’affordability diffuse dai democratici. Tuttavia, sondaggi recenti indicano che la maggioranza degli americani lamenta un carovita persistente, che potrebbe aggravarsi se il Congresso non riuscisse a trovare un accordo per estendere i sussidi dell’Obamacare.
La Fed deve inoltre fare i conti con l’incertezza legata agli effetti dei dazi commerciali, i cui impatti inflazionistici si stanno manifestando e la cui legalità è in attesa di una decisione della Corte Suprema. L’eventuale abolizione dei dazi potrebbe complicare ulteriormente i conti pubblici, riducendo le entrate necessarie per finanziare le politiche fiscali volute dall’amministrazione Trump, tra cui la riduzione delle tasse e il contenimento del debito e del deficit.
Sul piano istituzionale, la Fed affronta anche il nodo della successione del presidente Jerome Powell, il cui mandato scade a maggio 2026. Mentre il presidente Trump e il segretario al Tesoro Scott Bessent discutono i candidati, il favorito rimane il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, benché il mercato manifesti scetticismo temendo una politicizzazione eccessiva dell’istituzione. La scelta finale dovrebbe essere annunciata all’inizio del prossimo anno, influenzando il clima di incertezza che accompagna gli ultimi mesi di Powell.
Contesto globale e prospettive economiche
La Federal Reserve non è l’unica istituzione a mostrare segnali di ottimismo moderato sull’economia: la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha confermato che i tassi attuali sono adeguati e non ha escluso una revisione al rialzo delle stime di crescita per l’Eurozona. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita della Cina, portando il PIL 2025 al +5% e quello 2026 al +4,5%, grazie alle misure di stimolo di Pechino e a tariffe sulle esportazioni meno restrittive del previsto.
Nonostante la resilienza mostrata dall’economia cinese, permangono squilibri strutturali e tensioni commerciali globali che limitano la capacità dell’export di sostenere una crescita robusta nel medio termine.
La decisione odierna della Fed, con il taglio dei tassi ai minimi da tre anni, riflette dunque un delicato bilanciamento tra esigenze di stimolo alla crescita e pressioni inflazionistiche, in un contesto interno e internazionale ricco di sfide e incertezze.






