La trattativa con Baku Steel per l’ex Ilva prosegue, ma secondo Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, presenta sfide significative
La trattativa tra il governo italiano e Baku Steel per la gestione dell’ex Ilva di Taranto sta affrontando una serie di complessità e ostacoli. Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha manifestato la sua preoccupazione riguardo all’andamento delle negoziazioni, evidenziando che l’incontro è in corso e che ci sono molteplici fattori che complicano la situazione, rendendo difficile una risoluzione rapida. Secondo Palombella, la nazionalizzazione dell’impianto sarebbe l’unica opzione per garantire una decarbonizzazione efficace e per rilanciare l’industria siderurgica.
L’importanza del coinvolgimento governativo
Durante un recente incontro con il governo, Palombella ha sottolineato l’importanza di un coinvolgimento attivo del governo nella definizione della strategia per il futuro dell’ex Ilva. Ha richiamato l’attenzione su temi cruciali come ambiente, salute e occupazione, che devono essere prioritari nella pianificazione delle operazioni future. La prossima settimana, i sindacati si aspettano che l’esecutivo prenda decisioni chiare e responsabili, fondamentali per il benessere dei lavoratori e delle comunità locali.
La competizione tra le offerte
Il contesto attuale è caratterizzato da una competizione serrata tra le offerte di Baku Steel e quella di Jindal Steel. Recentemente, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha confermato che l’offerta di Baku è risultata la più vantaggiosa. Sostenuta dal governo azero, Baku Steel ha presentato un piano che prevede un investimento significativo, accompagnato dalla promessa di creare un rigassificatore nel porto di Taranto, garantendo così l’approvvigionamento di gas per la transizione energetica dell’impianto.
Le preoccupazioni sindacali
Il piano industriale delineato da Baku prevede l’occupazione di circa 7.800 persone, una riduzione rispetto ai quasi 10.000 attuali, e una produzione massima di 6 milioni di tonnellate di acciaio, con la chiusura di un altoforno e l’adozione di forni elettrici. Tuttavia, i sindacati esprimono preoccupazioni per le possibili conseguenze occupazionali di tali cambiamenti. Chiedono trasparenza sul piano industriale, sugli investimenti necessari e sulle garanzie per i lavoratori. La sfida per il futuro dell’ex Ilva non è solo economica, ma anche sociale, con un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale e alla salvaguardia dei posti di lavoro.






