L’anno 2025 si conferma particolarmente critico per il valore del dollaro statunitense, che ha subito il peggior inizio d’anno dal 1973, anno della fine del sistema di Bretton Woods. A pesare sulla valuta americana sono soprattutto le politiche economiche e commerciali del presidente Donald Trump, tornato alla Casa Bianca nel gennaio 2025
Il peggior semestre per il dollaro dal 1973
Secondo il Financial Times, il dollar index – l’indice che misura la forza del dollaro rispetto a sei importanti valute mondiali – ha registrato un calo superiore al 10% nel primo semestre del 2025. Le misure protezionistiche e i dazi imposti dall’amministrazione Trump hanno spinto gli investitori globali a riconsiderare la loro esposizione al biglietto verde. Il risultato è un indebolimento senza precedenti da oltre cinquant’anni, che riflette anche un clima di incertezza sui mercati internazionali.
Il presidente Trump ha però espresso ottimismo riguardo ai negoziati in corso per i dazi, dichiarando di non ritenere necessaria una proroga della scadenza del 9 luglio. “Il nostro team sta inviando lettere a quasi 200 paesi colpiti dalle misure e lavora ad accordi con tutti gli altri”, ha affermato, sostenendo un possibile accordo commerciale con Canada e Unione Europea entro il 21 luglio.
Negoziati commerciali in ripresa e impatto sulle relazioni transatlantiche
Il primo ministro canadese e il presidente Trump hanno concordato di rilanciare i negoziati per un accordo commerciale, mentre dalla parte europea una delegazione tecnica della Commissione Ue si è diretta negli Stati Uniti per proseguire il lavoro sulle controversie tariffarie. Il portavoce della Commissione europea Thomas Regnier si è detto ottimista circa un’intesa entro la scadenza prevista, sottolineando l’impegno politico e tecnico in corso.
Tuttavia, l’applicazione di dazi ha un impatto significativo anche sulle esportazioni europee. L’Unione Europea ha visto una diminuzione dell’export extra-Ue del 3,5% su base mensile a maggio e del 5,2% su base annua, con settori come l’automotive e la moda particolarmente esposti. La Germania potrebbe essere il paese più colpito, con una possibile contrazione del PIL fino allo 0,4%.
Inoltre, la Cina ha annunciato il prolungamento per altri cinque anni dei dazi anti-dumping su prodotti siderurgici provenienti da Ue, Regno Unito e altri Paesi, mantenendo così una pressione commerciale significativa.
Le conseguenze interne negli Stati Uniti: spesa pubblica e sanità
Sul fronte interno, l’Ufficio bilancio del Congresso statunitense ha evidenziato come la nuova legge di spesa voluta da Trump potrebbe lasciare circa 12 milioni di americani senza copertura sanitaria Medicaid, un dato che accentua le criticità sociali all’interno del paese. Il debito pubblico Usa, secondo le stime, potrebbe aumentare di 3,3 trilioni di dollari nel medio termine a causa delle politiche fiscali adottate.
Nel frattempo, Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha sottolineato al Forum di Sintra che il contesto economico globale è altamente incerto e volatile, ma che la Bce è pronta ad affrontare ogni scenario per mantenere la stabilità dei prezzi nell’area euro, un impegno cruciale in un momento di tensioni commerciali e monetarie globali.
Il quadro che emerge è dunque complesso: da una parte un dollaro in forte flessione spinto da politiche protezionistiche e da una nuova visione economica statunitense, dall’altra un’Europa che cerca di resistere agli effetti delle guerre tariffarie e alle sfide di un mercato globale sempre più frammentato.






