Roma, 7 ottobre 2025 – Nel contesto della prossima Legge di Bilancio 2026, si sta valutando con attenzione un intervento sulla detassazione della tredicesima mensilità, una proposta promossa con forza da Forza Italia e dal suo segretario nazionale, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’obiettivo principale è alleggerire il carico fiscale sulle famiglie di ceto medio per stimolare i consumi e sostenere il potere d’acquisto in un periodo economico ancora segnato da incertezze.
La tredicesima mensilità: quadro attuale e criticità fiscali
La tredicesima rappresenta una gratifica natalizia per milioni di lavoratori dipendenti pubblici e privati, nonché per i pensionati, ma è soggetta alla stessa tassazione ordinaria prevista per gli stipendi mensili, inclusi contributi previdenziali e Irpef. Tuttavia, a differenza delle retribuzioni ordinarie, non gode delle detrazioni per lavoro dipendente, poiché queste sono già distribuite mensilmente durante l’anno. Ciò determina una tassazione più pesante sulla tredicesima, soprattutto per i contribuenti inseriti negli scaglioni superiori di Irpef, che nel 2025 prevedono aliquote al 23%, 35% e 43%. I contributi previdenziali a carico del lavoratore ammontano mediamente al 9,19% della retribuzione lorda.
Le ipotesi di intervento nella Manovra 2026
L’attenzione del governo guidato da Giorgia Meloni, con il sostegno di Forza Italia, è rivolta a due principali opzioni per la detassazione della tredicesima. La prima prevede una esenzione completa dall’Irpef, con l’applicazione esclusiva dei contributi previdenziali, che si tradurrebbe in un incremento netto significativo per i lavoratori. La seconda ipotesi è l’introduzione di un’imposta sostitutiva agevolata al 10%, in linea con la tassazione ridotta già adottata per i premi di produttività. Quest’ultima soluzione appare più prudente ma comunque vantaggiosa per i dipendenti. La realizzazione di queste misure dipenderà dalla disponibilità delle coperture finanziarie necessarie.

Parallelamente, si valuta anche un taglio dell’aliquota Irpef intermedia dal 35% al 33%, con possibile estensione fino a 60 mila euro di reddito annuo, proposta fortemente sostenuta dalla premier Meloni e che rappresenta un ulteriore alleggerimento fiscale per il ceto medio.
Simulazioni e impatto economico
Secondo le stime riportate da Italia Oggi, il beneficio fiscale netto per i lavoratori varia in base al reddito annuo lordo (RAL). Ecco alcuni esempi di incrementi netti stimati in caso di esenzione totale o imposta al 10% sulla tredicesima:
- RAL 20.000 euro: +321 euro (esenzione completa), +182 euro (imposta 10%)
- RAL 35.000 euro: +856 euro (esenzione completa), +611 euro (imposta 10%)
- RAL 60.000 euro: +1.802 euro (esenzione completa), +1.383 euro (imposta 10%)
Nel caso di riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% fino a 60 mila euro, il beneficio sarebbe più contenuto per redditi medi (50-70 euro) ma più consistente per i redditi più alti, con un guadagno aggiuntivo fino a 419 euro per chi percepisce 60 mila euro lordi.
Sul fronte dei conti pubblici, secondo la CGIA di Mestre, nel 2024 le tredicesime hanno generato un gettito Irpef di circa 14,5 miliardi di euro, cifra che rappresenta una stima indicativa della perdita fiscale in caso di esenzione totale. La sostenibilità della misura dipenderà comunque dall’articolazione finale e dall’eventuale introduzione di soglie reddituali o imposte sostitutive.






