Il 9 luglio si avvicina, e i mercati si preparano alla scadenza della tregua sui dazi: ecco cosa potrebbe accadere
È ormai imminente la scadenza del 9 luglio, data cruciale per la definizione del futuro regime di dazi tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi, tra cui l’Unione europea. Dopo mesi di negoziati a rilento e tensioni crescenti, il rischio di un ritorno ai dazi punitivi fino al 50% appare sempre più concreto, con ripercussioni significative sul commercio internazionale e sull’economia globale.
Scenari aperti per i dazi USA-UE: tra proroghe e tensioni crescenti
Le trattative commerciali tra Washington e Bruxelles sono ancora in corso, ma non si esclude più nessuna possibilità: dall’assenza di un accordo, che comporterebbe l’applicazione delle tariffe massime previste, a un’intesa di compromesso che potrebbe stabilire dazi reciproci ridotti intorno al 10%. La Commissione europea ha ipotizzato un sistema a tre livelli per i partner commerciali statunitensi: uno “status gold” per chi ha raggiunto accordi sostanziali con sospensione dei dazi; uno “silver” per chi subirebbe tariffe del 20% in attesa di un’intesa; e infine uno “bronze” per chi rischia il ritorno ai dazi preesistenti senza limiti temporali. L’Europa, da parte sua, ha minacciato di alzare i dazi su auto, acciaio, alluminio e semiconduttori fino al 50% se non si troverà un accordo entro la scadenza. Tuttavia, si prevede una risposta contenuta e simbolica, con una probabile proroga per dare spazio a ulteriori negoziati.
Impatti macroeconomici e petrolio: incertezza sui mercati globali
Sul piano macroeconomico, la situazione resta molto volatile. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde e la Federal Reserve americana, sotto pressione dall’amministrazione, monitorano con attenzione l’evoluzione della politica monetaria, in particolare l’eventuale taglio dei tassi di interesse che potrebbe sostenere l’economia in caso di escalation tariffarie. Nel mercato delle materie prime, il recente aumento della produzione di petrolio da parte di Arabia Saudita, Russia e altri Paesi OPEC+ rischia di influenzare i prezzi globali, con un incremento di 548 mila barili al giorno a partire da agosto, strategia che punta ad allargare le quote di mercato nonostante le “basse scorte” attuali.
Il quadro globale: dazi selettivi e tensioni con altri partner commerciali
La politica commerciale statunitense rimane fortemente protezionista. Oltre all’Europa, Paesi come Canada e Messico hanno ottenuto proroghe e tentano di evitare tariffe massicce accettando compromessi, mentre il Regno Unito si avvicina a un accordo bilaterale che lo escluderebbe da escalation tariffarie. Al contrario, per il Giappone, già soggetto a dazi del 25% su auto e componenti, il rischio di un irrigidimento delle misure è molto alto, soprattutto in assenza di negoziati significativi con Washington. La strategia di Washington appare chiara: utilizzare i dazi come strumento geopolitico e commerciale, mantenendo un’aliquota media intorno al 13% e variando le tariffe in settori strategici come semiconduttori, farmaci e costruzioni navali.
La partita sul commercio internazionale si gioca fino all’ultimo giorno utile, con l’Europa e gli Stati Uniti di fronte a una scelta tra escalation tariffaria e negoziati last minute. L’esito della scadenza del 9 luglio potrebbe influenzare non solo i flussi commerciali, ma anche le dinamiche economiche globali nei prossimi mesi.






