Donald Trump torna a esprimersi sull’intesa commerciale con la Cina, definendo su Truth, il suo social network, l’accordo raggiunto a Londra come “ottimo”. L’intesa, che mira a rilanciare la tregua sui dazi siglata il mese scorso a Ginevra, era stata oggetto di forti critiche e accuse reciproche di violazioni da parte di Stati Uniti e Cina nelle settimane successive.
L’accordo commerciale tra USA e Cina: dettagli e prospettive
Dopo una maratona negoziale di 48 ore a Londra, le delegazioni statunitensi e cinesi sono riuscite a trovare un accordo di massima che rappresenta un passo avanti, seppur modesto, verso una pace commerciale tra le due superpotenze. Secondo quanto comunicato, la Cina si è impegnata ad allentare i controlli sulle esportazioni di terre rare e magneti, risorsa strategica per l’industria americana, in particolare quella automobilistica. In cambio, gli Stati Uniti hanno manifestato disponibilità a rimuovere alcune restrizioni all’export, compresi prodotti tecnologici come i chip, e ad ammettere studenti cinesi nelle università americane.
L’intesa stabilisce che i dazi rimarranno ai livelli fissati a Ginevra: il 30% sui prodotti made in China importati negli Stati Uniti e il 10% sull’import cinese di prodotti americani. Tuttavia, Trump ha parlato in maniera ambigua di un totale del 55% di dazi, cifra che la Casa Bianca ha chiarito come somma delle diverse tariffe già in vigore, inclusi i dazi del 30% recentemente introdotti e quelli storici del 25%. La mancanza di una firma ufficiale da parte dei presidenti Trump e Xi Jinping mantiene un alone di incertezza sull’effettiva solidità dell’accordo.
Reazioni e implicazioni sui mercati e sulla politica internazionale
Nonostante il trionfalismo di Trump, i mercati azionari europei hanno chiuso in rosso, con Milano che ha registrato un lieve calo dello 0,07%. Wall Street ha invece segnato un modesto rialzo inferiore allo 0,5%. Gli investitori rimangono cauti, percependo l’accordo come un semplice mantenimento dello status quo piuttosto che una vera svolta.
Sul fronte politico, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha accolto con favore l’intesa, auspicando analoghi progressi tra Europa e Stati Uniti. Tuttavia, il segretario al commercio statunitense Howard Lutnick ha sottolineato che non saranno concessi alla Cina i chip più avanzati, confermando una linea di prudenza nel trasferimento tecnologico.
Da Pechino, fonti riservate indicano che l’allentamento delle restrizioni alle esportazioni di terre rare sarà temporaneo, con licenze di sei mesi per il settore automobilistico statunitense, lasciando margini di manovra in caso di recrudescenze nelle tensioni commerciali.
L’attenzione degli Stati Uniti si concentra ora sulle altre trattative commerciali in corso, con la speranza di ulteriori intese nei prossimi mesi, mentre l’Europa rimane in una posizione defilata, complicata dalla molteplicità degli attori coinvolti e dall’assenza di un interlocutore unico.
In definitiva, l’accordo tra Washington e Pechino rappresenta un momento di relativa stabilità in un contesto di rapporti commerciali ancora molto volatili e segnati da profonde divergenze.






