Roma, 23 luglio 2025 – Una significativa svolta per i diritti dei cittadini è in arrivo nel panorama bancario italiano. Le banche saranno presto obbligate ad aprire conti correnti e, cosa altrettanto importante, sarà loro vietato chiuderli unilateralmente in presenza di saldi positivi, salvo casi eccezionali legati a gravi reati come il riciclaggio di denaro o il finanziamento del terrorismo.
Le nuove regole sui conti correnti
Questa iniziativa, promossa dalla proposta Romano-Bagnai, che mira a garantire a tutti il diritto a un conto corrente, ha superato l’approvazione della Camera dei Deputati ed è ora in attesa di essere discussa al Senato, avvicinandosi sempre più a diventare legge. In Italia, dove si contano circa 48 milioni di conti correnti (un aumento del 13% dal 2019, secondo la FABI), la misura intende risolvere i problemi riscontrati da numerosi cittadini che si sono visti chiudere il proprio conto corrente dalla banca “senza preavviso e senza valide ragioni”, nonostante avessero fondi disponibili. Questa pratica ha spesso impedito loro di aprire nuovi conti presso altre banche a causa delle segnalazioni interbancarie.
La relazione che accompagna il testo sottolinea come, a seguito della chiusura unilaterale, la banca consegni al cliente unicamente un assegno circolare. Tuttavia, per incassare o utilizzare un assegno circolare è necessario disporre di un conto corrente e di un rapporto bancario attivo. Di conseguenza, il correntista si trova nell’impossibilità di aprirne uno nuovo presso altre banche a causa delle segnalazioni negative.
Le reazioni dal mondo della politica
Il vicepremier Matteo Salvini ha definito questa approvazione una “vittoria storica della Lega“. Anche altri partiti politici hanno espresso parere favorevole: Fratelli d’Italia ha evidenziato come questa legge colmi una lacuna normativa, e il Partito Democratico, che ha votato a favore, l’ha definita un “passo importante” per il diritto di cittadinanza. Soddisfatte anche le associazioni dei consumatori, sebbene il Codacons abbia espresso preoccupazioni riguardo a possibili aumenti delle spese di gestione dei conti.
Va notato che, al momento della presentazione in Parlamento, la proposta non aveva riscosso il favore di Bankitalia e dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana). L’ABI aveva argomentato che imporre alle banche l’obbligo di aprire conti correnti “suggerisce una funzione ‘pubblica’ o ‘para-pubblica’ dell’attività bancaria”, il che contrasterebbe con l’articolo 10 del Testo Unico Bancario, che definisce l’attività bancaria come un’impresa. Bankitalia, d’altra parte, aveva sollevato dubbi sulla “compatibilità della proposta con alcuni principi dell’ordinamento europeo e costituzionale, sui suoi possibili effetti sulla solidità e stabilità del sistema finanziario e sull’interazione con l’attuale normativa antiriciclaggio”.






