Venezia, 2 agosto 2025 – In vista dell’entrata in vigore dei nuovi dazi doganali statunitensi previsti per il 7 agosto, l’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha stimato che l’imposizione di un’aliquota al 15% potrebbe comportare per l’Italia un danno economico compreso tra 14 e 15 miliardi di euro all’anno. L’entità di questa cifra è paragonabile al costo stimato per la realizzazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina, una delle opere pubbliche più significative del Paese.
Impatti diretti e indiretti dei dazi sull’economia italiana
Secondo la Cgia, il danno economico provocato dalle misure protezionistiche Usa comprende sia gli effetti diretti, come il mancato export verso gli Stati Uniti, sia quelli indiretti. Tra questi ultimi rientrano la riduzione dei margini di profitto delle imprese italiane che continueranno a vendere sul mercato statunitense, i costi delle misure di sostegno al reddito per i lavoratori italiani che potrebbero perdere il posto di lavoro, oltre ai rischi di delocalizzazione produttiva verso gli Usa e fenomeni di trade diversion. Nel calcolo è stata considerata anche la congiuntura valutaria, con la svalutazione del dollaro rispetto all’euro che ha inciso negativamente sulle vendite italiane negli Stati Uniti, diminuite del 3,6% nel 2024 rispetto all’anno precedente, pari a 2,4 miliardi di euro in meno.
Qualità del Made in Italy e prospettive di mercato
Nonostante il contesto sfavorevole, la Banca d’Italia sottolinea che il 43% delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti è costituito da prodotti di alta qualità, mentre un ulteriore 49% è di qualità media. Questa caratteristica potrebbe favorire la resistenza del Made in Italy all’impatto dei dazi, poiché i consumatori statunitensi, in buona parte con redditi elevati, potrebbero continuare ad acquistare prodotti italiani nonostante l’aumento dei prezzi. Inoltre, gli studiosi di Via Nazionale evidenziano come le imprese italiane potrebbero assorbire parte del calo della domanda tramite una contrazione dei margini di profitto, evitando così un rialzo eccessivo dei prezzi di vendita. È da rilevare che le vendite negli Stati Uniti rappresentano in media solo il 5,5% del fatturato totale delle aziende esportatrici italiane, mentre il margine operativo lordo si attesta intorno al 10% dei ricavi, suggerendo un impatto relativamente contenuto in caso di riduzione significativa del mercato americano.






