Milano, 20 dicembre 2025 – La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza definitiva a favore di TIM, confermando la decisione della Corte d’Appello di Roma e ponendo fine a un contenzioso durato oltre vent’anni riguardante la restituzione del canone concessorio versato nel 1998. La somma complessiva che TIM potrà recuperare supera il miliardo di euro, comprendendo il canone originario, la rivalutazione e gli interessi maturati.

La lunga battaglia legale per il canone del 1998
Il contenzioso ha avuto origine nel 1998, anno successivo alla liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni, quando la Finanziaria stabilì l’obbligo per gli operatori di versare un contributo obbligatorio calcolato in base al fatturato, in sostituzione del canone di concessione. A TIM furono richiesti 528,7 milioni di euro, suddivisi tra Telecom Italia e Telecom Italia Mobile. Nel 2000 la società presentò ricorso contro il decreto attuativo presso il TAR del Lazio, che rimandò la decisione alla Corte di Giustizia Europea.
Nel febbraio 2008, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si espresse a favore di TIM, definendo il canone “non dovuto” in quanto in contrasto con la direttiva comunitaria sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni. Nonostante ciò, successive pronunce del TAR e del Consiglio di Stato si erano opposte ai rimborsi richiesti dalla società. La vicenda è quindi approdata alla Corte d’Appello di Roma, che nel 2024 ha dato ragione a TIM, decisione poi confermata dalla Cassazione.
La decisione della Cassazione e le prospettive per TIM
Con la sentenza odierna, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri e conferma la restituzione del canone dovuto a TIM. La somma complessiva ammonta a poco più di un miliardo di euro, comprendendo il canone originario, la rivalutazione e gli interessi maturati. La sentenza della Cassazione è immediatamente esecutiva e TIM ha già annunciato l’avvio delle procedure per il recupero dell’importo.
Negli ultimi mesi, TIM ha anche avviato trattative per la cessione del credito vantato nei confronti dello Stato a due istituti bancari, Unicredit e Santander, con l’obiettivo di incassare anticipatamente la somma in attesa della definizione definitiva del contenzioso. Questa operazione finanziaria è vista con interesse dal mercato, che ha già incorporato circa il 75% dell’incasso atteso nel prezzo del titolo TIM.
La vicenda rappresenta un importante capitolo nella storia delle telecomunicazioni italiane e conferma la centralità di TIM nel settore, sia a livello nazionale che internazionale. Il gruppo, che opera anche in Brasile e San Marino, continua a essere uno dei principali attori nella trasformazione digitale e nella fornitura di servizi integrati di telefonia e connettività.






