Roma, 26 novembre 2025 – La Banca Centrale Europea (BCE) ha reso noto di non essere stata consultata dalle autorità italiane riguardo alla recente bozza di emendamento sulle riserve auree di Bankitalia, che attribuirebbe l’oro allo Stato italiano in nome del popolo italiano. La BCE si è limitata a dichiarare di non avere commenti da fare sul tema.
La posizione della BCE sull’emendamento alle riserve auree
Secondo quanto riferito, qualora le autorità italiane procedessero senza consultare la BCE, quest’ultima valuterà l’applicazione dei trattati europei che impongono alle autorità nazionali il dovere di consultazione per qualsiasi proposta legislativa che ricada nelle competenze della banca centrale.
In assenza di consultazione, la BCE potrà comunque adottare un’opinione di propria iniziativa sulle norme riguardanti le riserve auree o inviare una notifica di “non compliance”, ossia di mancata osservanza dei trattati europei. Già nel 2019, in occasione di una mozione di legge sulla nazionalizzazione delle riserve auree promossa dall’allora presidente della Camera, allora firmata da Giorgia Meloni come leader di Fratelli d’Italia, la BCE aveva espresso un parere legale contrario, sottolineando che lo spostamento delle riserve dallo stato patrimoniale di Bankitalia allo Stato violerebbe il divieto di finanziamento monetario previsto dall’articolo 123 del Trattato UE e comprometterebbe l’indipendenza finanziaria sancita dall’articolo 130.
Il dibattito sull’emendamento
L’emendamento 1.1, firmato dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, ha riacceso il dibattito sulla proprietà e gestione delle riserve auree italiane. La questione si inserisce in un quadro di crescenti tensioni tra Roma e Bruxelles sui poteri e le prerogative legate alla gestione della politica monetaria e delle risorse strategiche, in un momento in cui il ruolo della BCE e la stabilità dell’eurozona sono al centro di ampie discussioni economiche e politiche.
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