Roma, 6 novembre 2025 – La manovra economica 2025 presenta un quadro complesso in materia di redistribuzione del reddito e impatto fiscale, con evidenti criticità segnalate da autorevoli istituzioni come l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), la Banca d’Italia e l’Istat. Le misure previste, in particolare il taglio dell’aliquota Irpef del secondo scaglione, sembrano favorire prevalentemente le fasce di reddito più elevate, con effetti limitati sulle disuguaglianze complessive.
Taglio Irpef: benefici concentrati sulle fasce più ricche
Secondo l’analisi presentata dalla presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, in audizione parlamentare, la riduzione di due punti percentuali sull’aliquota Irpef interesserà poco più del 30% dei contribuenti, ovvero circa 13 milioni di persone con redditi superiori a 28.000 euro annui. La stima indica una perdita di gettito Irpef a regime di circa 2,7 miliardi di euro, leggermente inferiore alle previsioni iniziali.

Il beneficio fiscale risulta fortemente sbilanciato verso i redditi elevati: quasi il 50% del risparmio d’imposta sarà appannaggio del 8% dei contribuenti con redditi sopra i 48.000 euro. Il risparmio medio stimato è di 408 euro per i dirigenti, mentre per gli operai si attesta a soli 23 euro. Gli impiegati beneficiano mediamente di 123 euro, i lavoratori autonomi di 124 euro, e i pensionati di circa 55 euro. Per i contribuenti con redditi superiori a 200.000 euro, circa 58.000 persone, è prevista una compensazione parziale con un taglio di detrazione medio di 188 euro, inferiore al massimo beneficio previsto dalla manovra, pari a 440 euro.
Disuguaglianze e impatto sociale: le valutazioni di Bankitalia e Istat
Il vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone, ha sottolineato come le misure a sostegno del reddito familiare non comportino modifiche significative nella distribuzione del reddito disponibile equivalente tra le famiglie. Il taglio Irpef del secondo scaglione, infatti, favorisce principalmente i nuclei familiari appartenenti ai due quinti più ricchi della popolazione, sebbene con variazioni percentuali modeste sul reddito disponibile.
L’Istat conferma questa valutazione evidenziando che oltre l’85% delle risorse destinate al taglio dell’Irpef va alle famiglie dei due quinti più ricchi della distribuzione del reddito. In termini numerici, il beneficio annuo medio è di circa 276 euro per famiglia, con una variazione sul reddito familiare inferiore all’1%. Le famiglie del primo quinto (le più povere) ottengono un guadagno medio di soli 102 euro, mentre quelle dell’ultimo quinto (le più ricche) ricevono un beneficio medio di 411 euro.
Tali dati evidenziano come l’intervento fiscale previsto dalla manovra abbia un impatto limitato sulla riduzione delle disuguaglianze, confermando le perplessità espresse dai principali istituti di ricerca e controllo economico sull’efficacia delle misure adottate in questo senso.






