In Italia cresce il mercato delle auto ibride, ma rimangono diverse criticità: ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo
Roma, 17 giugno 2025 – Il mercato delle auto ibride in Italia continua a dominare la scena automobilistica, ma emergono criticità legate alla mancanza di chiarezza nella loro classificazione. La recente ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, condotta in collaborazione con CARe – Center for Automotive Research and Evolution dell’Università degli Studi Guglielmo Marconi, offre un quadro dettagliato sulle diverse tipologie di veicoli elettrificati presenti sul mercato italiano e propone nuovi criteri per una più trasparente definizione delle categorie ibride.
Il panorama delle auto ibride in Italia: numeri e segmentazioni
Secondo l’ultimo report, il listino italiano annovera ben 762 varianti ibride, distribuite su 244 modelli e offerte da 48 marchi. La composizione tecnologica vede una netta prevalenza delle Mild Hybrid (62,3%), seguite da Plug-in Hybrid (27,6%), Full Hybrid (9,8%) e una marginale quota di Range Extender (0,3%).
Interessante è l’emergere della sottocategoria Middle Hybrid, un segmento innovativo che include 65 varianti Mild Hybrid – circa il 14% del totale Mild Hybrid – caratterizzate dalla capacità di veleggiare e avviare la marcia in modalità esclusivamente elettrica a velocità medio-basse. Questo fenomeno sta acquisendo sempre più rilevanza sul mercato italiano e rappresenta un punto di svolta nelle caratteristiche tecniche delle ibride.
Gli ibridi non ricaricabili dall’esterno mantengono una quota di mercato rilevante, con il 44,9% delle vendite in Italia nei primi quattro mesi del 2025 e il 35,9% in Europa nel primo trimestre dello stesso anno. Questi modelli costituiscono il 72% delle vetture ibride nel listino nazionale.
Dal punto di vista delle prestazioni, le batterie dei Plug-in Hybrid presentano una capacità media di 20,3 kWh, consentendo una percorrenza media in modalità elettrica di quasi 79 km, un dato che sottolinea la crescente autonomia di questi veicoli nell’uso quotidiano a zero emissioni.
Per quanto riguarda le alimentazioni, il 77% dei modelli ibridi utilizza benzina, il 22% diesel e una minima parte, lo 0,3%, è bifuel GPL/benzina.
Confusione e disomogeneità nella classificazione: una sfida per il mercato
Uno degli aspetti critici evidenziati dall’Osservatorio Auto e Mobilità riguarda la forte eterogeneità nei criteri di classificazione delle auto ibride. Dalle 13 metodologie analizzate a livello internazionale, sono emersi addirittura 9 parametri differenti utilizzati per distinguere le tipologie di ibrido.
Il parametro più comunemente adottato, presente in 7 delle 13 metodologie, è la capacità del motore elettrico di muovere il veicolo senza il supporto del motore termico. Tuttavia, questa informazione è totalmente assente nella procedura di omologazione europea (ciclo WLTP), che non considera la percorrenza in modalità elettrica per gli ibridi non ricaricabili esternamente. L’unico criterio attualmente utilizzato nel sistema di omologazione UE è la distinzione binaria tra veicoli ibridi ricaricabili e non ricaricabili esternamente.
Questa frammentazione normativa e tecnica complica notevolmente la capacità dei consumatori di comprendere le reali prestazioni elettriche dei veicoli e di effettuare scelte informate.
Due proposte per una classificazione più chiara e trasparente delle auto ibride
Per risolvere questa complessità, l’Osservatorio Luiss ha avanzato due metodi di classificazione che potrebbero essere applicati nel breve e medio termine.
Nel breve periodo, si suggerisce l’adozione di un indice oggettivo del grado di elettrificazione basato su tre parametri rilevabili in fase di omologazione e presenti nei documenti di circolazione: la potenza del motore elettrico, quella del motore termico e la massa del veicolo. Questo approccio permetterebbe di definire in modo chiaro e comparabile il livello di elettrificazione di ogni sistema ibrido.
Per il medio termine, invece, si propone un criterio basato sul comportamento reale del veicolo su strada, misurando la percentuale di percorrenza in modalità elettrica durante i cicli urbani. In questo scenario, le categorie sarebbero così definite:
- Full Hybrid: almeno il 60% di percorrenza con motore a combustione interna spento, misurata sia in tempo che in distanza;
- Middle Hybrid: tra il 30% e il 59% di percorrenza elettrica;
- Mild Hybrid: tra lo 0% e il 29% di percorrenza in modalità elettrica.
Questa proposta, sebbene più aderente alla realtà di utilizzo, non è immediatamente applicabile a causa della mancanza di un contesto tecnico e regolamentare adeguato.
Un’evoluzione tecnologica lunga oltre un quarto di secolo
La ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità ripercorre anche la storia delle tecnologie ibride, dalle prime sperimentazioni ai primi modelli di serie introdotti in Giappone, fino all’arrivo sul mercato europeo e americano. Nel tempo, le varianti tecnologiche si sono evolute, includendo oggi non solo versioni Mild, Middle e Full Hybrid, ma anche Plug-in Hybrid, con alimentazioni che vanno oltre la benzina per abbracciare diesel e GPL.
Questa evoluzione riflette le spinte verso una mobilità più sostenibile, evidenziando la necessità di strumenti di analisi e comunicazione più precisi per accompagnare consumatori e operatori in un mercato sempre più complesso e dinamico.
L’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, in collaborazione con istituzioni e partner industriali come UNRAE, Toyota e Honda, si propone come punto di riferimento per l’analisi e la divulgazione di questi cambiamenti, offrendo ricerche indipendenti e approfondimenti strategici fondamentali per il settore automotive e della mobilità sostenibile in Italia ed Europa.






