La crisi del caffè in Italia si fa sempre più grave, con i costi di approvvigionamento che hanno raggiunto livelli record, mettendo in difficoltà la filiera produttiva nazionale. A lanciare l’allarme è la Commissione italiana del caffè di Unione Italiana Food, che ha evidenziato la cosiddetta “tempesta perfetta” che sta colpendo il settore, aggravata da molteplici fattori globali e normativi.
La situazione critica del mercato del caffè
Il 2025 ha visto un aumento senza precedenti del prezzo delle varietà di caffè verde arabica e robusta, con incrementi rispettivamente del 75% e del 200% rispetto agli anni precedenti, come sottolineato da Giuseppe Lavazza, presidente del Comitato italiano del caffè e figura centrale nel settore. Questo aumento esponenziale è dovuto a una combinazione di crisi climatica, riduzione delle produzioni nei principali paesi fornitori (Brasile e Vietnam), tensioni geopolitiche e difficoltà logistiche, come il blocco del Canale di Suez.
Lavazza ha inoltre evidenziato il peso delle nuove normative europee, in particolare il regolamento UE che vieta l’importazione di prodotti collegati a deforestazione post dicembre 2020, una misura che impone il tracciamento rigoroso della filiera e che rischia di escludere dall’export verso l’Europa circa l’80% dei produttori mondiali di caffè. Il settore si trova così a dover affrontare una riduzione delle scorte, aumento dell’inflazione, speculazioni finanziarie e una domanda incerta.
L’impatto sulle aziende italiane
Il comparto italiano del caffè, che fattura circa 5 miliardi di euro l’anno e rappresenta un’eccellenza nazionale, è messo a dura prova. Le 65 aziende riunite a Palazzo Pucci a Firenze, che coprono l’80% del mercato nazionale, stanno valutando strategie per affrontare questo stallo. Il gruppo Lavazza, con un fatturato di oltre 3,3 miliardi di euro nel 2024 e una presenza in più di 90 paesi, si trova a guidare la risposta industriale.
Le aziende devono oggi fare i conti con un aumento doppio dei costi, una contrazione dei margini e problemi di liquidità. Le possibilità di reazione si riducono a tre leve: ottimizzazione delle economie aziendali, accettazione di margini ridotti e trasferimento dei rincari ai consumatori finali. Tuttavia, le nuove normative europee e le difficoltà globali rendono incerto il futuro prossimo.
Palazzo Pucci, scenario di confronto e strategia
La storica cornice di Palazzo Pucci a Firenze, luogo di incontro dei vertici del settore, ha ospitato le giornate di discussione per affrontare la crisi. Costruito nel XVI secolo e simbolo di eleganza rinascimentale, il palazzo è stato scelto per la sua importanza storica e rappresentativa. Qui si riuniscono le aziende italiane per definire azioni condivise e soluzioni alla crisi.
Giuseppe Lavazza, nato a Torino nel 1965 e presidente del Comitato italiano del caffè, è al centro di questo impegno. Con una lunga esperienza in azienda e nel settore, è anche membro di iniziative internazionali per la sostenibilità e il contrasto al cambiamento climatico, come il progetto Coffee & Climate. Lavazza sottolinea come la filiera italiana, pur affrontando sfide difficili, mantenga una redditività superiore alla media europea grazie a investimenti in innovazione e sostenibilità.
In questo contesto, il mercato italiano rimane uno dei più significativi consumatori al mondo, con un consumo pro capite di 4,8 kg annui, equivalenti a quasi 800 tazzine di espresso a persona, di cui il 72% consumate in ambito domestico. L’Italia è non solo grande importatore ma anche esportatore, con 300.000 tonnellate di caffè esportate nel 2024, principalmente verso Germania, Francia, Polonia, Stati Uniti e Regno Unito.

