La gigantesca madre di tutte le statue: cosa rappresenta davvero “Rodina Mat” a Volgograd È alta quanto un palazzo di 30 piani e domina il cielo russo: la “Madre Patria” di Volgograd è molto più di una statua. Racconta una delle pagine più drammatiche e decisive della Seconda Guerra Mondiale.
A Volgograd (ex Stalingrado), la statua “Rodina Mat’ Zovyot!”, conosciuta in italiano come “La Madre Patria chiama”, si erge con una potenza che toglie il fiato. Alta 85 metri, spada alzata e sguardo fiero, domina la collina Mamayev Kurgan, luogo simbolo della Battaglia di Stalingrado, la più sanguinosa della storia moderna. Ma questa colossale figura femminile non è solo un capolavoro di ingegneria: è un urlo scolpito nella pietra, un richiamo alla resistenza, al sacrificio e alla memoria collettiva di un popolo.

Volgograd: la città che ha cambiato il corso della storia
Fino al 1961, Volgograd si chiamava Stalingrado, e tra il 1942 e il 1943 fu teatro di uno scontro che cambiò le sorti della Seconda Guerra Mondiale. Più di 2 milioni di persone tra soldati e civili persero la vita in una lotta corpo a corpo per ogni palazzo, ogni strada, ogni metro quadrato. L’esercito tedesco fu fermato proprio lì, sotto il gelo russo e la resistenza accanita dell’Armata Rossa.
È in questa cornice storica che nasce il progetto della “Rodina Mat”: un monumento per onorare i caduti, ma anche per ribadire che quella città, e quel popolo, non si piegarono mai. Il luogo scelto per la statua, Mamayev Kurgan, era un punto strategico della battaglia e oggi è un cimitero monumentale dove riposa l’anima della Russia.
Un capolavoro di ingegneria e simbolismo
Inaugurata nel 1967, la statua fu progettata dallo scultore Evgenij Vučetič e dall’ingegnere Nikolaj Nikitin. All’epoca era la statua più alta del mondo, superando persino la Statua della Libertà. È composta da oltre 5.500 tonnellate di cemento e acciaio ed è priva di impalcature interne: un miracolo tecnico, sospeso solo da tensioni interne e da un bilanciamento perfetto.
Il volto della Madre Patria non è dolce, ma deciso. La bocca è aperta, come se stesse urlando. La spada che alza al cielo misura 33 metri da sola. Ogni dettaglio è pensato per comunicare forza, coraggio, rabbia, orgoglio. È una madre che chiama i suoi figli a difendere la terra, ma anche una sentinella che non dimentica mai.

La donna colossale che urla al cielo: la vera storia della statua Rodina Mat’ di Volgograd
Chi la osserva da sotto ha la sensazione che stia per muoversi. Alta 85 metri, con una spada alzata che sembra squarciare le nuvole, la statua Rodina Mat’ Zovyot! (“La Madre Patria chiama”) è una delle opere monumentali più potenti del mondo. Sorge a Volgograd, sul colle Mamayev Kurgan, lì dove si combatté la spietata battaglia di Stalingrado. Ma per capire davvero cosa rappresenta, bisogna ripercorrere la sua storia, fatta di sangue, ingegno e memoria collettiva.
Un’idea nata tra le macerie: la statua come riscatto della guerra
La battaglia di Stalingrado (1942-1943) fu una delle più devastanti della Seconda Guerra Mondiale: due milioni di vittime, città ridotta in macerie, eppure mai conquistata. Dopo la guerra, l’Unione Sovietica cercò un simbolo capace di onorare il sacrificio del suo popolo. La scelta ricadde su una donna: la madre che chiama i figli a difendere la patria.
Nel 1959, lo scultore Evgenij Vučetič e l’ingegnere Nikolaj Nikitin ricevettero l’incarico di progettare un’opera che superasse ogni statua mai costruita. Doveva trasmettere forza, disperazione, orgoglio, minaccia e protezione in un’unica immagine. Il volto della madre non è dolce né pacifico: è urlante, combattivo, come se fosse ancora immersa nei rumori di guerra.
Una sfida architettonica senza precedenti
Inaugurata nel 1967, la “Rodina Mat” fu la statua più alta del mondo fino al 1989. È ancora oggi la più alta statua femminile d’Europa. Per costruirla non si usò alcuno scheletro in metallo all’interno: solo precarie forze di tensione e bilanciamento, un azzardo ingegneristico considerato al limite del possibile.
Il braccio che regge la spada pesa quasi 20 tonnellate, e la sola lama, lunga 33 metri, è realizzata in acciaio inox. Ogni parte fu calcolata con precisione maniacale, tenendo conto del vento, delle vibrazioni, del clima estremo. Per anni, la statua ha richiesto restauri frequenti a causa dell’instabilità dovuta alla sua costruzione così audace.

Simbolo eterno della memoria russa
Ma più della tecnica, è il valore simbolico della Rodina Mat a colpire. Ogni anno, milioni di visitatori salgono i 200 scalini che portano fino ai suoi piedi. Ogni passo rappresenta una tappa della battaglia di Stalingrado. L’intero complesso è un luogo sacro per la memoria sovietica, dove ancora oggi si tengono cerimonie e celebrazioni ufficiali.
Accanto alla statua si trovano il muro dei nomi dei caduti, la fiamma eterna, la Sala della Gloria Militare. Ma è lei, la madre gigante, a dominare tutto. Non guarda i visitatori, guarda oltre, verso l’orizzonte della minaccia, pronta a combattere ancora se necessario. Per la Russia, non è solo un’opera d’arte: è una promessa scolpita nel cemento.






