Sebastião Salgado, il famoso fotografo franco-brasiliano, è morto a Parigi all’età di 81 anni. Conosciuto per i suoi iconici scatti in bianco e nero sui conflitti e la foresta amazzonica, ha dedicato la sua vita a documentare la condizione umana e le problematiche ambientali
La notizia della scomparsa di Sebastião Salgado, uno dei fotografi più iconici e rispettati del nostro tempo, ha colpito profondamente il mondo dell’arte e della fotografia. Salgado è deceduto a Parigi, il 23 maggio 2025, all’età di 81 anni. L’Accademia delle Belle Arti francese, di cui era membro dal 2016, ha annunciato la sua morte con un comunicato che esprime il grande dolore dei suoi membri per la perdita di un “grande testimone della condizione umana e dello stato del pianeta“.
Un percorso di vita straordinario
Nato l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, in Brasile, Salgado ha avuto un percorso di vita straordinario. Laureato in economia e statistica, ha iniziato la sua carriera professionale lavorando per la pubblica amministrazione e per l’Organizzazione Internazionale del Caffè. Tuttavia, nel 1973, ha deciso di dedicarsi completamente alla fotografia, intraprendendo un viaggio che lo ha portato a diventare uno dei più influenti fotoreporter del mondo. Collaborando prima con l’agenzia Gamma e poi con la famosa Magnum Photos, Salgado ha documentato i conflitti, le ingiustizie sociali e le bellezze naturali del pianeta.
Opere che raccontano storie
Le sue opere, come “Sahel: l’homme en détresse” e “Workers”, hanno messo in luce le difficoltà e le sofferenze di milioni di persone, rivelando il divario crescente tra paesi ricchi e paesi poveri. Salgado ha utilizzato il bianco e nero non solo come una scelta estetica, ma come uno strumento per accentuare i contrasti e le emozioni nei suoi scatti, rendendo le sue immagini non solo documentarie, ma anche profondamente evocative.
Dopo aver lasciato Magnum nel 1994, ha fondato la sua agenzia, Amazonas Images, con l’intento di promuovere il suo lavoro e le sue battaglie per la giustizia sociale e ambientale. Uno dei progetti più ambiziosi di Salgado è stato “Genesis”, un omaggio alla bellezza naturale del pianeta, in cui ha esplorato luoghi ancora incontaminati dalla presenza umana, catturando la magnificenza della Terra.
Un impegno per il futuro
Profondamente segnato dalle atrocità del genocidio ruandese, Salgado ha deciso di dedicarsi alla riforestazione della sua terra natale in Brasile, piantando oltre due milioni di alberi e contribuendo alla rinascita di un ecosistema. Questo passaggio dalla fotografia sociale a quella ambientale riflette la sua evoluzione come artista e come individuo impegnato nella salvaguardia del mondo.
La sua opera ha lasciato un segno indelebile nella fotografia contemporanea, ispirando generazioni di fotografi e attivisti. La sua capacità di raccontare storie attraverso le immagini ha reso Salgado non solo un testimone della condizione umana, ma anche un simbolo di speranza e cambiamento. Viene ricordato non solo per la sua maestria tecnica, ma anche per il suo impegno profondo nei confronti della giustizia sociale e della protezione dell’ambiente.