László Krasznahorkai, premio Nobel per la Letteratura 2025, ha annunciato il suo ritiro dalla scrittura. La notizia è stata comunicata da Andrea Giunti, amministratore delegato del gruppo Giunti Editore, nel corso di una conferenza stampa a Firenze. Contestualmente, è stato confermato che il prossimo anno sarà pubblicato in Italia il suo nuovo romanzo, che potrebbe rappresentare l’ultima opera dello scrittore ungherese.
Ultimo romanzo e ristampe in corso
La casa editrice Bompiani, che cura dal 2016 l’edizione italiana delle opere di Krasznahorkai, ha avviato una ristampa integrale del catalogo per rispondere al rinnovato interesse provocato dall’assegnazione del Nobel. Il catalogo comprende sei titoli, tra cui capolavori come Satantango, Guerra e guerra, Melancolia della resistenza e Il ritorno del Barone Wenckheim. Andrea Giunti ha descritto Krasznahorkai come uno “scrittore complesso per lettori forti”, definendolo un “gigante letterario”, paragonandolo a un “Kafka post-sovietico con la tenerezza di Charlie Chaplin”. I personaggi delle sue opere, pur immersi in realtà disumanizzanti, mantengono una dimensione poetica, buffa e profondamente umana.
Nel 2026, oltre al nuovo romanzo, Bompiani pubblicherà un altro titolo intitolato Panino non c’è più, segnando così un doppio appuntamento con l’autore.
Un maestro della letteratura contemporanea
László Krasznahorkai, nato nel 1954 in Ungheria, è noto per la sua prosa densa e visionaria, caratterizzata da frasi lunghe e ipnotiche. Le sue opere affrontano temi di decadenza, caos e alienazione, ambientate spesso in scenari apocalittici. Considerato il più importante scrittore ungherese vivente, Krasznahorkai ha ricevuto riconoscimenti internazionali come il Man Booker International Prize e, più recentemente, il Premio Nobel per la letteratura.
La sua scrittura, definita “difficile e impegnativa”, ha influenze da autori come Kafka, Beckett e Dostoevskij, e si distingue per un tono apocalittico che riflette la condizione umana in un mondo in crisi. La critica lo ha definito “maestro ungherese dell’apocalisse”, espressione che Krasznahorkai stesso ha commentato sottolineando come l’apocalisse rappresenti lo stato ordinario della nostra epoca.
Con il suo addio alla scrittura, si chiude un capitolo importante della letteratura contemporanea europea, mentre la pubblicazione del nuovo romanzo e la ristampa delle sue opere in Italia rappresentano un’occasione per riscoprire e celebrare la sua eredità artistica.

