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Il Processo di Norimberga: quando i nazisti guardarono in faccia i loro crimini

80 anni fa, a Norimberga, il processo ai principali gerarchi della Germania nazista: per la prima volta questi dovettero guardare negli occhi le atrocità da loro commesse

by Marco Andreoli
20 Novembre 2025
Il Processo di Norimberga

Il Processo di Norimberga / pubblico dominio

Norimberga, 19 novembre 2025 – Oggi si celebrano gli ottant’anni dal processo di Norimberga, un evento storico che ha segnato una svolta fondamentale nel diritto internazionale e nella lotta contro i crimini di guerra e contro l’umanità. Il processo, iniziato il 20 novembre 1945, ha rappresentato la prima volta nella storia in cui i principali leader di uno Stato, in questo caso della Germania nazista, sono stati chiamati a rispondere davanti a un tribunale per le loro azioni.

Dalla Dichiarazione di Mosca al Tribunale Militare Internazionale

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, già dall’inverno del 1942, le potenze Alleate manifestarono pubblicamente l’intenzione di perseguire i responsabili dei crimini di guerra nazisti, segnando l’inizio di una svolta storica nella giustizia internazionale. Questo impegno si concretizzò con la creazione di un tribunale che avrebbe sancito per la prima volta nella storia la responsabilità penale individuale per atti di genocidio e violenze contro l’umanità.

Il 17 dicembre 1942, Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica emisero la prima dichiarazione congiunta che riconosceva ufficialmente l’orrore dell’Olocausto: l’uccisione sistematica di milioni di ebrei europei. In tale documento, fu espressa la ferma volontà di punire chiunque fosse ritenuto colpevole di crimini contro le popolazioni civili. Sebbene alcuni leader avessero proposto pene sommarie, la decisione finale fu quella di istituire un Tribunale Militare Internazionale (TMI) per assicurare un processo equo e legittimo. Come spiegò il Segretario di Stato americano Cordell Hull, un giudizio ottenuto attraverso un regolare procedimento avrebbe avuto la forza di una condanna storica, impedendo ai tedeschi di negare la responsabilità dei crimini.

Nel corso della Conferenza di Mosca nell’ottobre 1943, i capi di Stato Roosevelt, Churchill e Stalin stabilirono che i criminali di guerra sarebbero stati giudicati nei paesi dove avevano commesso i reati, mentre i principali responsabili, non riconducibili a un territorio specifico, sarebbero stati processati congiuntamente dagli Alleati.

Il Processo di Norimberga: un modello di giustizia internazionale

Il 20 novembre 1945 si aprì ufficialmente a Norimberga il processo che segnerà un precedente fondamentale nel diritto penale internazionale. Il TMI, composto da giudici e procuratori provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e Francia, affrontò la delicata sfida di conciliare i diversi sistemi legali, anglosassone e continentale, e di gestire un procedimento multilingue con interpreti che traducevano simultaneamente in inglese, francese, tedesco e russo.

Furono selezionati 24 imputati di alto rango, rappresentanti le principali sfere del potere nazista: diplomatico, politico, militare ed economico. Tra questi, Adolf Hitler, Heinrich Himmler e Joseph Goebbels non poterono essere processati a causa del suicidio prima della resa tedesca. Altri, come l’industriale Gustav Krupp, furono esclusi per motivi di salute, mentre figure come Martin Bormann furono giudicate in absentia.

Gli imputati furono accusati di crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e cospirazione. In particolare, il concetto di crimini contro l’umanità fu definito come “omicidio, sterminio, schiavitù, deportazione o persecuzione basata su motivi razziali, politici o religiosi”. Quest’ultima imputazione permise di includere anche le attività di svariate organizzazioni naziste quali le SS, la Gestapo e le SA, dichiarate criminali.

Il diritto alla difesa fu garantito agli imputati, con la presenza quotidiana di un pubblico di oltre 400 persone e 325 giornalisti provenienti da 23 paesi, a testimonianza dell’interesse globale per questo processo.

Le prove e il verdetto storico

Il procuratore capo statunitense Robert Jackson, durante l’arringa d’apertura del 21 novembre 1945, basò l’accusa principalmente su una mole impressionante di documenti ufficiali nazisti, evitando così di dipendere esclusivamente da testimonianze oculari, potenzialmente soggette a contestazioni di obiettività. Le prove emerse rivelarono dettagli fondamentali sull’Olocausto, tra cui il funzionamento del campo di sterminio di Auschwitz e la distruzione del ghetto di Varsavia, confermando la tragica realtà di sei milioni di vittime ebree.

Il 1° ottobre 1946, il Tribunale emise il verdetto: dodici imputati furono condannati a morte (tra cui Joachim von Ribbentrop, Hans Frank e Julius Streicher), eseguita mediante impiccagione e cremazione a Dachau, con le ceneri disperse nel fiume Isar. Hermann Goering, condannato a morte, si tolse la vita la notte precedente all’esecuzione. Tre imputati ricevettero l’ergastolo, altri pene variabili da 10 a 20 anni, mentre tre vennero assolti.

I processi successivi e la giustizia postbellica

Il processo di Norimberga fu il più noto tra i numerosi procedimenti giudiziari avviati dopo la guerra. Il 17 ottobre 1946, il presidente americano Harry Truman nominò Telford Taylor procuratore capo per gli Stati Uniti, incaricato di perseguire altri 183 criminali di alto livello in 12 processi distinti, noti come i Processi del dopoguerra a Norimberga. Questi giudizi coinvolsero membri della Gestapo, delle SS, industriali e funzionari implicati nell’attuazione delle Leggi di Norimberga e nelle atrocità commesse nei campi di concentramento.

Parallelamente, tribunali nazionali, in particolare in Polonia, Germania Occidentale e Austria, processarono criminali di guerra di vario grado. Nel 1947, ad esempio, Rudolf Hoess, comandante di Auschwitz, fu condannato a morte da una corte polacca. Tuttavia, in Germania Occidentale molti imputati riuscirono a evitare pene severe invocando l’esecuzione di ordini superiori, ottenendo circostanze attenuanti che permisero il loro reinserimento nella società, specialmente nell’ambito economico.

Il lavoro incessante dei cosiddetti cacciatori di nazisti, tra cui Simon Wiesenthal e Beate Klarsfeld, portò a catture e processi di criminali sfuggiti alla giustizia immediata. Il processo di Adolf Eichmann a Gerusalemme nel 1961 rappresentò uno dei momenti più significativi della lotta contro l’impunità.

Nonostante questi sforzi, molti criminali di guerra non furono mai perseguiti né puniti, lasciando aperta una pagina dolorosa nella memoria storica internazionale.

Norimberga, simbolo e luogo delle celebrazioni

La città di Norimberga, situata in Baviera, è stata scelta non a caso come sede del processo: fu infatti uno dei centri nevralgici del regime nazista, dove si tenevano i raduni del Partito nazionalsocialista e furono emanate le leggi razziali del 1935. La storica Saal 600, aula in cui si svolsero i processi, sarà aperta al pubblico e ospiterà una serie di dibattiti e iniziative per commemorare l’evento. Ogni anno il Memorium Nürnberger Prozesse attira circa 160.000 visitatori, testimoniando l’importanza storica e culturale del luogo.

L’eredità giuridica e storica del processo

Secondo Gurgen Petrossian dell’Internationale Akademie Nuernberger Prinzipien (IANP), i principi giuridici emersi dal processo di Norimberga sono ormai radicati nella nostra vita quotidiana. Concetti fondamentali quali crimini contro l’umanità, crimini di guerra, genocidio e il crimine di aggressione sono stati formalizzati in quel contesto e rappresentano una pietra miliare del diritto penale internazionale.

La direttrice del Memorium, Nina Lutz, ha sottolineato come il progetto futuro sia quello di ampliare la comprensione degli esiti del processo, andando oltre la semplice commemorazione, per riflettere sull’applicabilità attuale del diritto penale internazionale e sul suo ruolo nella società contemporanea. Lutz ha inoltre ricordato che i cosiddetti processi successivi, meno noti, furono influenzati dalle dinamiche geopolitiche della Guerra Fredda, e per lungo tempo il processo di Norimberga fu visto come una “giustizia dei vincitori”, una percezione oggi superata grazie al riconoscimento del valore storico e giuridico del procedimento.

Tags: Adolf HitlerApprofondimentoGermaniaNazismoProcesso di Norimberga

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