E’ uscito il report targato Reuters e, come ogni anno, si fanno i conti con una stampa italiana in crisi. Ecco le cifre
Roma, 17 giugno 2025 – Il panorama dei media italiani continua a mostrare forti dinamiche di trasformazione, con la televisione che mantiene la sua supremazia nel settore tradizionale, mentre il mondo digitale si evolve rapidamente tra nuove sfide e opportunità. Secondo il digital news report di Reuters, un’analisi aggiornata evidenzia le principali tendenze e i protagonisti che stanno ridisegnando il mercato dell’informazione in Italia.
La televisione ancora protagonista nei media tradizionali
Nonostante le rapide trasformazioni nel consumo dei contenuti, la televisione domina ancora il settore dei media legacy in Italia, generando quasi il 72% dei ricavi totali. Questo dato sottolinea come, nonostante la crescita di forme più innovative di fruizione, il piccolo schermo resti un punto di riferimento imprescindibile per un’ampia fetta del pubblico.
Storicamente caratterizzato da una forte concentrazione tra la RAI, il servizio pubblico, e Mediaset, controllata dalla famiglia Berlusconi, il settore televisivo ha visto negli ultimi anni una lieve riduzione di questa concentrazione. La RAI continua a essere l’attore principale, seguita da Sky, operatore pay-TV di rilievo, e da Mediaset: insieme, questi tre gruppi controllano circa il 70% dei ricavi complessivi della televisione italiana.
Sul fronte delle piattaforme di streaming, la crescita è stata notevole. Netflix, DAZN, TIM, Amazon e Disney+ hanno conquistato una quota rilevante del mercato, arrivando a rappresentare quasi il 20% del totale dei ricavi televisivi. Questa espansione riflette la tendenza globale verso l’on-demand e il consumo personalizzato di contenuti audiovisivi.
Parallelamente, la pubblicità online continua a rappresentare un pilastro fondamentale del mercato pubblicitario italiano, attestandosi al 61% dei ricavi pubblicitari complessivi. Tuttavia, questo settore si caratterizza per un’estrema concentrazione: l’85% dei ricavi pubblicitari digitali è dominato da piattaforme internazionali come Google e Meta, lasciando solo il 15% agli editori tradizionali, che faticano a mantenere la propria competitività.
Difficoltà e trasformazioni nel settore della stampa tradizionale
Il settore della stampa cartacea continua a vivere un periodo di crisi profonda. La diffusione e la lettura dei quotidiani tradizionali si riducono progressivamente, con solo alcune testate che riescono a mantenere una base di lettori consolidata. Tra queste, Il Corriere della Sera e La Repubblica sono le uniche a raggiungere almeno il 10% di lettori settimanali, confermando il loro ruolo di riferimento nell’informazione nazionale. I due gruppi editoriali più importanti, Cairo/RCS e GEDI, guidano ancora il mercato con oltre un terzo delle copie vendute nel 2024.
I segnali di difficoltà sono evidenti anche dalle recenti vicende editoriali: la chiusura definitiva, dopo 25 anni, del quotidiano gratuito Metro segna un colpo significativo nel panorama dell’informazione gratuita. Inoltre, il gruppo GEDI ha avviato una serie di dismissioni, tra cui la vendita del quotidiano locale Provincia Pavese, concentrando così la propria offerta su un numero limitato di testate.
Un altro indicatore di instabilità è rappresentato dai frequenti cambi ai vertici editoriali, come l’ultimo avvicendamento alla direzione de La Repubblica, che sembra un tentativo di ritrovare l’identità originaria del giornale, dopo una fase di tentativi di moderazione della sua storica linea progressista, che ha suscitato reazioni contrastanti tra lettori e redazione.
L’informazione online: crescita, leadership e nuove strategie di sostenibilità
Il mercato dell’informazione digitale in Italia si presenta molto più frammentato e dinamico rispetto a quello tradizionale. Sebbene i grandi broadcaster televisivi mantengano una presenza online importante, sono i siti web dei principali quotidiani e delle agenzie di stampa a sfidare il loro dominio nel mondo digitale. In particolare, l’ANSA si conferma come l’agenzia di stampa più affidabile e seguita, mentre testate native digitali come Fanpage hanno consolidato una posizione di leadership significativa dal 2010.
Fanpage, in particolare, si distingue per un modello innovativo di abbonamento basato sulla membership, introdotto recentemente. A differenza dei tradizionali paywall, i contenuti principali restano liberamente accessibili, garantendo così un elevato traffico e ricavi pubblicitari. Gli abbonati, invece, possono usufruire di contenuti esclusivi come podcast, newsletter dedicate e un’esperienza senza pubblicità. Tale strategia riflette una tendenza più ampia tra le testate digitali italiane – come Il Post, Open, HuffPost, Linkiesta e Citynews – che cercano di diversificare le fonti di reddito, riducendo la dipendenza dalla pubblicità.
Nonostante queste iniziative, la propensione degli italiani a pagare per le notizie online resta contenuta: secondo i dati più recenti, solo il 9% degli utenti è disposto a sottoscrivere un abbonamento per i contenuti digitali, evidenziando una sfida strutturale per la sostenibilità economica del giornalismo digitale.
Tra le novità più rilevanti del 2024 e dei primi mesi del 2025, si segnalano anche importanti sviluppi legati all’intelligenza artificiale. Nel dicembre 2024, l’autorità italiana per la protezione dei dati ha lanciato un monito nei confronti del gruppo GEDI per una partnership con OpenAI, sollevando preoccupazioni su possibili violazioni delle norme europee sulla privacy. L’accordo prevedeva che gli utenti di ChatGPT potessero accedere a contenuti attribuiti a GEDI e che il materiale giornalistico venisse utilizzato per migliorare i prodotti di AI, ma il regolatore ha evidenziato rischi relativi all’uso improprio di dati personali sensibili.
Nel marzo 2025, ha fatto discutere la pubblicazione da parte de Il Foglio della prima edizione di un quotidiano interamente generato da intelligenza artificiale, con articoli, editoriali e perfino lettere dei lettori prodotti dall’AI. Questa iniziativa, presentata come un esperimento temporaneo e provocatorio, ha acceso il dibattito sul ruolo futuro degli strumenti digitali e dell’intelligenza artificiale nel giornalismo, ponendo interrogativi sulle potenzialità e i limiti di queste tecnologie in un settore cruciale per la democrazia e l’informazione.






