Copenhagen, 7 agosto 2025 – Una nuova controversia artistica ha acceso il dibattito pubblico in Danimarca: la statua monumentale della Sirenetta Big Mermaid, installata nel 2024 presso il forte di Dragør, a sud della capitale, è stata rimossa a seguito di una polemica che ha coinvolto cittadini, esperti d’arte e le autorità locali. Nonostante la polizia abbia archiviato una denuncia per oscenità, l’Agenzia danese per i palazzi e la cultura ha deciso di spostare l’opera, motivando la scelta con ragioni di “incompatibilità storica” rispetto al contesto del sito.
La statua della Big Mermaid: la Sirenetta controversa tra arte e censura
A realizzare l’opera, alta sei metri e pesante quattordici tonnellate, lo scultore danese Peter Bech come reinterpretazione contemporanea della celebre Sirenetta di Edvard Eriksen, simbolo iconico di Copenhagen. La rappresentazione di una sirena nuda, dalle forme imponenti e volutamente fuori scala, ha suscitato reazioni contrastanti fin dalla sua installazione nel marzo 2024. Alcuni cittadini hanno definito la figura “oscena” e “pornografica”, sottolineando come il corpo abbondante dell’opera fosse inadeguato per un sito storico militare risalente al 1910.
Tra i critici più vocali, l’esperto d’arte Mathias Kryger ha bollato la statua come “brutta e volgare”, mentre la pastora luterana Sørine Gotfredsen ha denunciato la promozione di un “ideale corporeo irrealistico e offensivo”. Nonostante tali accuse, la polizia ha deciso di archiviare la denuncia per mancanza di elementi concreti di offesa o oscenità. Tuttavia, l’istituzione culturale ha deciso di intervenire per preservare la coerenza storica e architettonica del forte di Dragør, affermando che l’opera non si armonizza con il valore culturale del sito.
Lo scultore Peter Bech, che aveva offerto la statua in dono gratuito al Comune per garantirne la permanenza pubblica, si è detto sorpreso e deluso dalla decisione: “La mia statua celebra la femminilità e la potenza dell’acqua. Non è mai stata pensata per provocare, ma per esaltare una figura femminile indomabile e mitica“. Il dibattito si è dunque spostato dai confini danesi verso un confronto internazionale sulla libertà artistica e sul ruolo dell’arte contemporanea negli spazi pubblici.
Un confronto culturale e artistico con l’icona della Sirenetta di Copenhagen
Il confronto con la “Little Mermaid” di Edvard Eriksen è inevitabile. Quest’ultima, celebre per la sua delicatezza e la sua rappresentazione fiabesca ispirata alla fiaba di Hans Christian Andersen, rappresenta l’innocenza e la tradizione. La “Big Mermaid” di Bech, al contrario, propone un’immagine potente e anticonvenzionale della femminilità, rompendo con i canoni estetici tradizionali.
La vicenda ricorda indirettamente il successo mondiale del film d’animazione La sirenetta (1989), diretto da Ron Clements e John Musker e basato sul racconto di Andersen, che ha consolidato la figura di Ariel come simbolo di innocenza, curiosità e speranza. Il film Disney, accolto con grande successo di critica e pubblico e vincitore di due Premi Oscar, ha contribuito a definire un’immagine iconica della sirena nel mondo contemporaneo, rappresentandola come una giovane principessa desiderosa di scoprire il mondo umano.
La “Big Mermaid” di Bech, tuttavia, si pone in netto contrasto con questa visione, proponendo una sirena dalla corporatura imponente che sfida la tradizionale estetica popolare, suscitando riflessioni più profonde sulla rappresentazione del corpo femminile nell’arte pubblica e sul confine tra decoro e libertà di espressione.
Le reazioni e le implicazioni per il futuro dell’arte pubblica
La rimozione della statua ha riacceso in Danimarca un acceso dibattito su censura, arte e decoro pubblico. Secondo alcuni critici, come evidenziato recentemente da Antonio Gurrado su Il Foglio, questa decisione rischia di aprire la strada a una “bandiera bianca” culturale, in cui ogni opera che non si conforma a canoni estetici tradizionali potrebbe essere eliminata, mettendo a rischio la pluralità di espressioni artistiche e la libertà creativa.
L’opera sarebbe dovuta essere un tributo al potere femminile e alla forza mitica dell’acqua. Alcune componenti della società, però, l’hanno interpretata come una “raffigurazione svilente” e persino “volgare”, a causa del seno scoperto e delle forme abbondanti della sirena. In un’epoca in cui il dibattito sulla rappresentazione del corpo nei luoghi pubblici è sempre più acceso, la rimozione della Big Mermaid sottolinea le difficoltà incontrate dall’arte contemporanea nel dialogare con il pubblico e le istituzioni.
Resta ancora incerta la nuova collocazione dell’opera, che nelle prossime settimane sarà ufficialmente rimossa dal forte di Dragør. La controversia lascia aperti interrogativi sul futuro delle installazioni artistiche che sfidano il gusto tradizionale e sulle modalità con cui le comunità possono confrontarsi con la modernità senza rinunciare alla loro identità culturale.





