Venezia, 22 luglio 2025 – Un primo caso neuroinvasivo di malattia da West Nile virus (WNV) è stato segnalato nel territorio veneziano, precisamente a Cavarzere, comune in provincia di Venezia. Il caso, che si distingue per la presenza di sintomi neurologici gravi, è stato comunicato ieri al Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss 3 Serenissima.
West Nile, caso confermato a Cavarzere: sintomi e condizioni cliniche
Il paziente, un uomo di 67 anni residente a Cavarzere e affetto da patologie croniche pregresse, è ricoverato nel reparto di Medicina di Padova a causa delle complicanze della malattia virale. La forma neuroinvasiva di West Nile si manifesta con sintomi come febbre alta, mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento e, nei casi più gravi, può evolvere in encefalite o paralisi.
Le autorità sanitarie hanno ricordato che a giugno era stato identificato il primo pool di zanzare positive al virus West Nile sul territorio: il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica aveva già messo in atto un piano di disinfestazione secondo le linee guida regionali, con particolare attenzione al Comune di Cavarzere. In seguito alla diagnosi umana, sono state informate tutte le amministrazioni comunali e le Ulss confinanti per intensificare la sorveglianza e le attività di controllo del vettore.
Misure di prevenzione e monitoraggio sul territorio
Nella giornata odierna sono previste verifiche mirate nel territorio di Cavarzere per accertare la presenza del virus nelle caditoie e nei fossati, al fine di valutare e potenziare gli interventi di disinfestazione necessari a ridurre il rischio di trasmissione. La sorveglianza si basa su protocolli regionali e nazionali che prevedono il monitoraggio sia dei vettori – principalmente zanzare del genere Culex – sia di eventuali nuovi casi umani e animali.
Il West Nile virus, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, è trasmesso principalmente tramite la puntura di zanzare infette, con gli uccelli selvatici che fungono da serbatoio naturale. La maggior parte delle infezioni nell’uomo è asintomatica o lieve, ma in soggetti anziani o con condizioni di salute compromesse può causare serie complicanze neurologiche.
La notizia del caso veneziano si inserisce in un quadro nazionale che vede un aumento dei casi accertati, con recenti episodi gravi che hanno portato ad un decesso in Lazio, dove sono state adottate misure di sorveglianza e prevenzione secondo il Piano nazionale per le arbovirosi.
Andreoni: “Casi West Nile numerosi, allerta per quelli silenti”
“La febbre da West Nile è una patologia da non sottovalutare. Il problema è che i casi noti sono comunque una minoranza rispetto ai casi ‘sommersi’ che sono sicuramente rilevabili nei territori colpiti. L’infezione, infatti, decorre con un rapporto di un caso sintomatico ogni 5-10 casi asintomatici“, ha spiegato all’ANSA Massimo Andreoni, infettivologo e direttore scientifico della Società di malattie infettive e tropicali, dopo il decesso di una donna a Latina.
Ciò vuol dire, rileva, che “per avere una stima precisa di quanto l’infezione sta circolando, dovremmo testare nelle aree interessate anche i soggetti apparentemente sani, per capire quante persone sono realmente contagiate“.
La febbre da West Nile “può essere una malattia altamente patogena con un quadro neuroinvasivo serio nei casi in cui l’infezione si propaga al sistema nervoso centrale colpendo cioè il cervello o il midollo spinale; ma anche quando non è di tipo neuroinvasivo – precisa l’esperto – la West Nile può rivelarsi una malattia grave se colpisce anziani o soggetti fragili, poichè può peggiorare le condizioni generali preesistenti di questi soggetti, essendo una malattia sistemica“.
Secondo Andreoni, “presumibilmente la platea di infetti asintomatici è maggiore di quanto si pensi e si ci sono tanti infetti questo significa che c’è una grande circolazione di zanzare trasmettitrici, nella maggioranza dei casi infettatesi da uccelli o equidi malati. Più raro è infatti il caso in cui la zanzara contrare il virus dall’uomo e lo trasmette ad altro uomo“.
Ovviamente, più persone infette ci sono, avverte, “più aumenta anche la percentuale di casi gravi che si possono verificare sul totale e che dovremmo aspettarci nei prossimi giorni, considerando che il periodo di incubazione della malattia è di 7-10 giorni“.
Dunque, “riuscire a conoscere il numero reale di soggetti infetti sul territorio consente, di delineare un quadro epidemiologico più chiaro e ci permetterebbe di fare una previsione in termini di numerosità dei casi più gravi che potremmo attenderci a breve termine“.
Al momento, conclude l’infettivologo, “la misura più urgente è quella della disinfestazione delle aree interessate, per debellare le zanzare portatrici del virus, ma bisogna vedere come l’infezione procederà per valutare quali provvedimenti prendere: se solo finalizzati alla disinfestazione oppure se mirati anche ad accertamenti epidemiologici più accurati sull’uomo“.






