Napoli, 23 luglio 2025 – La Campania si trova attualmente in una situazione sotto controllo per quanto riguarda i casi di infezione da West Nile Virus (virus del Nilo occidentale). I dati aggiornati indicano otto persone ricoverate nella regione, di cui quattro in condizioni gravi e in terapia intensiva. Nonostante la presenza di questi casi, gli esperti invitano alla calma e sottolineano che il problema riguarda principalmente soggetti con sistema immunitario compromesso.
West Nile, situazione attuale in Campania e valutazioni degli esperti
Secondo il dottor Alessandro Perrella, direttore del reparto di infettivologia dell’ospedale Cotugno di Napoli, la situazione è “tranquilla” e si tratta di un’infezione conosciuta da tempo, favorita dal cambiamento climatico che ha incrementato la diffusione delle zanzare vettori del virus. “La maggior parte dei casi presenta sintomi simil-influenzali, gestibili a domicilio, ma in soggetti con immunodepressione temporanea o consolidata possono verificarsi complicanze che richiedono il ricovero ospedaliero“, ha spiegato il virologo all’ANSA.
Ad oggi, due persone risultano ricoverate al Cotugno e otto complessivamente in Campania, con quattro pazienti in rianimazione tra gli ospedali Moscati di Aversa e Cotugno di Napoli. Le zone più interessate sembrano essere quelle di Baia Domizia nel Casertano, dove è stato individuato un cluster, oltre che le aree acquitrinose del litorale casertano, Persano e la foce del Sele nel Salernitano. I sintomi più comuni sono febbre alta e malessere generale.
Anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha commentato la situazione: “Il problema c’è, ma non abbiamo motivo di allarme particolare. Stiamo monitorando con attenzione i singoli episodi, che sono assolutamente sotto controllo“. De Luca ha inoltre confermato la disponibilità delle risorse tecnico-scientifiche necessarie per gestire l’evolversi dei casi.
Il virus del Nilo occidentale: caratteristiche e prevenzione
Il West Nile Virus è un arbovirus appartenente alla famiglia Flaviviridae, diffuso in tutto il mondo, dall’Africa all’Europa fino all’America, e trasmesso principalmente dalla puntura di zanzare del genere Culex. Il virus, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, è noto per la sua capacità di causare infezioni che possono variare da forme asintomatiche o lievi a gravi complicanze neurologiche.
Il periodo di incubazione varia generalmente tra 2 e 14 giorni, ma può estendersi fino a 21 giorni in soggetti immunodepressi. Circa il 20-25% degli infetti manifesta sintomi simil-influenzali quali febbre, mal di testa, nausea e dolori muscolari. In meno dell’1% dei casi, soprattutto in anziani o persone con sistema immunitario indebolito, l’infezione può evolvere in forme gravi come meningite, encefalite o meningoencefalite, che richiedono il ricovero ospedaliero.
Ad oggi non esiste un vaccino specifico contro il West Nile Virus; la prevenzione si basa principalmente su misure di protezione individuale, come l’utilizzo di repellenti, l’uso di abiti protettivi nelle ore di maggior attività delle zanzare (alba e tramonto), l’impiego di zanzariere e la riduzione dei luoghi di proliferazione degli insetti, eliminando acqua stagnante da vasi, contenitori e aree circostanti.
Gli operatori sanitari e veterinari italiani sono impegnati in un piano di sorveglianza integrata, che coinvolge anche il monitoraggio degli uccelli e degli equini, principali serbatoi del virus, al fine di individuare precocemente focolai e limitare la diffusione.
Indicazioni per chi è a rischio
Il direttore Perrella ha sottolineato che la malattia non è legata all’età in maniera diretta, ma il rischio aumenta in presenza di un sistema immunitario non efficiente, come accade negli anziani o in pazienti immunodepressi. Per questi gruppi è importante prestare particolare attenzione ai sintomi e consultare tempestivamente un medico in caso di febbre alta o manifestazioni neurologiche.
Anche i bambini devono essere protetti con le normali precauzioni contro le zanzare, specie nelle zone dove sono stati identificati focolai. Le autorità sanitarie regionali e nazionali continuano a monitorare la situazione per garantire l’efficacia delle misure di prevenzione e controllo.






