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Vittoria, parla il ragazzo sequestrato: “Mi hanno tenuto in campagna”. Rapitori ripresi dalle telecamere

Nel frattempo Vittoria festeggia il ritorno del ragazzo rapito, ma dietro l’abbraccio restano ancora molti dubbi

by Marco Viscomi
27 Settembre 2025
Vittoria, il ritorno del ragazzo sequestrato

Vittoria, il ritorno del ragazzo sequestrato | ANSA - FERMO IMMAGINE RAI TG1

Alle 21.30, Vittoria esplode. I fuochi d’artificio illuminano il cielo, gli applausi riempiono il centro. La notizia corre rapida: il diciassettenne rapito è tornato. Da solo, si è presentato al commissariato. I familiari lo stringono in un abbraccio liberatorio, la città respira. Ma il sollievo dura un istante. Il ragazzo è provato, racconta ore di paura in un casolare. Gli agenti della mobile e del commissariato, che lo hanno cercato senza tregua per ventiquattr’ore, lo ascoltano fino a notte fonda. Da qui riparte l’inchiesta. Con una certezza: ora la caccia ai sequestratori sarà difficile.

Vittoria, il mistero delle due Panda

Pochi istanti dopo il sequestro, una telecamera di una villetta registra due Panda, una bianca e una nera, dirette verso la statale di Gela, Comiso e Catania. È l’unica traccia concreta. La procura di Ragusa coordina, la Direzione distrettuale antimafia osserva. Due le piste: un riscatto mai chiesto, o una punizione legata a debiti. Intanto, in paese circola un sussurro amaro: “La droga invade Vittoria, i ragazzi sono fragili“. Non è un dettaglio: a pochi metri dal rapimento, in via Marangio, si consuma una piazza di spaccio.

Il commissariato è un via vai di giovani, convocati per ricostruire le ultime settimane del rapito. Si diffonde la voce di un riscatto milionario, ma gli amici respingono: “Basta fake news“. Fuori, il clima è di sospetto. Un vicino sussurra: “Non voglio credere che Vittoria sia tornata agli anni Ottanta e Novanta“. Pattuglie presidiano strade e campagne, mentre in città cala un silenzio pesante. Poi la svolta: il ritorno del ragazzo accende una festa improvvisa, con abbracci e lacrime di sollievo.

Una famiglia stimata

Il dolore lascia spazio allo sgomento. “Mio nipote è un bravissimo ragazzo“, dice lo zio del ragazzo sequestrato a Vittoria. Il padre lavora nell’ortofrutta, il fratello al mercato: “persone perbene“, conferma Filippo Giombarresi, voce autorevole del settore. Nessuno trova un senso. Una sola verità si affaccia: nessuno ha chiesto denaro, nessun riscatto è stato pagato. Un rapimento che sa di avvertimento, più che di guadagno.

Un territorio in trappola

Il pomeriggio porta con sé la rabbia delle istituzioni. Francesco Aiello, sindaco di Vittoria, convoca d’urgenza la giunta: “Da troppo tempo viviamo nell’insicurezza“. Sullo sfondo incombe il nome di Gianfranco Stracquadaini, detto “Faccia d’angelo”, latitante di mafia. Da oltre un anno, la sua ombra grava sulla città. Secondo un blog che conosce le trame mafiose locali, avrebbe stretto un patto con gruppi albanesi dello spaccio. Un’alleanza che sa di segnali da lanciare a chi non onora i debiti.

Ma la gioia non cancella le paure. “La droga sta soffocando Vittoria“, ammettono cittadini e istituzioni. I soldi dello spaccio si trasformano in serre acquistate da albanesi. La Direzione antimafia di Catania indaga, seguendo il ritorno di boss che hanno scontato le pene e vogliono riaffermare il potere. Tra loro Stracquadaini, accusato del tentato omicidio di un collaboratore di giustizia. Protetto dai suoi alleati, sarebbe tornato sul territorio per marcare l’autorità criminale. È un’ipotesi che anche gli inquirenti non escludono.

Nessuna richiesta di riscatto, ma ancora molti interrogativi

Il procuratore di Ragusa Francesco Puleio ha escluso che il sequestro del 17enne avvenuto a Vittoria giovedì scorso abbia avuto finalità estorsive. Nel corso di una conferenza stampa convocata per fare chiarezza sull’episodio, il magistrato ha sottolineato come non ci siano state richieste di riscatto e che il ragazzo sia stato trattato bene durante il periodo di detenzione.

Il giovane, accompagnato da un amico, si è presentato spontaneamente ieri sera in commissariato, senza che si conosca il luogo esatto del rilascio o dell’incontro con l’altro ragazzo. Le immagini delle videocamere di sorveglianza hanno documentato la fuga dei rapitori a bordo di una Fiat Panda. Il 17enne si trovava in compagnia di tre amici, alcuni maggiorenni, al momento del rapimento. Il procuratore Puleio ha definito la vicenda “con molti lati ancora da chiarire”, limitandosi a fornire pochi dettagli ai giornalisti presenti.

Dettagli sulle indagini e sulla dinamica del rapimento

Il procuratore ha sottolineato il prezioso lavoro svolto dalle forze di polizia, che si sono immediatamente attivate grazie a una segnalazione arrivata da uno dei ragazzi presenti al momento del rapimento. Questo episodio ha permesso di acquisire elementi investigativi fondamentali per la ricostruzione dei fatti.

Secondo le dichiarazioni rese dal giovane e dal gruppo che lo accompagnava, il commando era composto da quattro persone suddivise su due autovetture differenti. Il luogo in cui il ragazzo è stato trattenuto è stato indicato dal diretto interessato durante gli interrogatori. Al momento, gli inquirenti stanno sottoponendo a verifica le testimonianze raccolte per confermare la dinamica dell’evento.

Stato della vittima e aspetti psicologici

Il procuratore Puleio ha confermato di aver sentito sia i testimoni sia la famiglia del ragazzo. In merito alle condizioni psicologiche della vittima, il magistrato ha precisato che non sono state rilasciate valutazioni pubbliche. Il 17enne ha riferito che durante il sequestro non è stato né incappucciato né picchiato. Inoltre, non risultano precedenti intimidazioni nei confronti della famiglia, un dato che esclude, al momento, eventuali motivazioni legate a minacce pregresse.

Le indagini proseguono con l’obiettivo di chiarire tutti gli aspetti della vicenda, mentre le forze dell’ordine continuano a lavorare per individuare e assicurare alla giustizia tutti i responsabili del sequestro.

Il racconto della vittima e il luogo del sequestro

Secondo il racconto fornito dal giovane al suo legale, i banditi hanno impiegato circa sei minuti di auto per raggiungere il casolare in cui lo hanno tenuto prigioniero. Dopo il rilascio, il ragazzo ha dovuto percorrere a piedi altri venti minuti prima di raggiungere una strada dove ha incontrato un amico che lo ha accompagnato in auto al commissariato. Da questo si deduce che la “prigione” era situata a breve distanza dal centro di Vittoria. Durante la detenzione al ragazzo è stato dato del cibo e gli è stato consentito di dormire per mezz’ora.

Il legale ha inoltre riferito che i quattro rapitori, che avevano un chiaro accento locale di Vittoria, sono rimasti incappucciati per tutta la durata del sequestro. L’avvocato ha interpretato il gesto come l’opera di “quattro balordi” che, vedendo l’immediata reazione delle forze dell’ordine con l’avvio delle ricerche, hanno deciso di desistere dal loro piano criminale, rimettendo in libertà la vittima.

Rapimento a Vittoria, i legali: “Le telecamere hanno ripreso i sequestratori”

Le indagini, coordinate dalla procura di Ragusa, hanno acquisito immagini dalle telecamere di sorveglianza della zona che hanno immortalato i presunti rapitori mentre agivano. A confermarlo sono i legali della famiglia del giovane, secondo i quali due dei sequestratori sono stati identificati in base alla fisionomia chiara ripresa dalle telecamere: uno uomo magro, l’altro robusto, entrambi con il volto coperto.

Il racconto del padre del ragazzo rapito a Vittoria

“Mio figlio è stato trattato bene, non lo hanno minacciato, gli hanno dato da bere e un panino. Ma non aveva appetito, ha mangiato poco e bevuto molto, perché la paura era tanta. Per lui e per noi è stato un vero incubo. Fortunatamente è finita bene”. Così il padre del diciassettenne sequestrato giovedì sera a Vittoria, mentre si trovava con alcuni amici in una piazzetta del quartiere Marangio, ha raccontato le ore di angoscia vissute dalla famiglia.

La prigionia

Il giovane, che ieri sera si è presentato spontaneamente in commissariato, ha spiegato di non sapere dove fosse stato portato. “Era incappucciato e non ha potuto vedere il percorso – ha riferito il padre – ma il tragitto è durato circa mezz’ora”. Il ragazzo è stato condotto in una casa, forse in campagna, dove è rimasto chiuso da solo in una stanza. Gli uomini che lo andavano a trovare erano sempre incappucciati. “Non si sentivano rumori – ha raccontato ancora – solo il passaggio degli elicotteri che sorvolavano la zona”.

La liberazione

Dopo diverse ore, il giovane è stato fatto uscire, caricato in un’auto e abbandonato lungo una strada fuori dall’abitato di Vittoria, probabilmente a un paio di chilometri dal centro. Da lì ha camminato a lungo, fino a quando alcune persone lo hanno incontrato, fatto salire in macchina e accompagnato in commissariato.

Secondo il padre, l’esperienza ha lasciato il ragazzo molto provato, ma il sollievo per il ritorno a casa resta più forte della paura. “Quello che conta – ha detto – è che sia tornato da noi sano e salvo”.

Tags: Vittoria

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