Napoli, 24 novembre 2025 – Una tranquilla serata di fine settimana si è trasformata in tragedia nel quartiere Arenaccia di Napoli, dove un colpo di pistola ha messo fine alla vita di Marco Pio Salomone, 19 anni. Le indagini hanno ricostruito un quadro ancora più drammatico: il giovane non era il destinatario dell’agguato. Secondo quanto accertato dalla Polizia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, il vero obiettivo era un suo amico sedicenne, coinvolto in contrasti che avrebbero attirato l’attenzione di un quindicenne poi risultato essere l’autore del colpo mortale.
La confessione del 15enne e il fermo
Il minorenne si è presentato spontaneamente in Questura accompagnato dalla madre e dal suo avvocato, dichiarando di essere stato lui a premere il grilletto. Ha raccontato di aver sparato verso un’auto che riteneva occupata da giovani rivali, convinto di colpire il ragazzo seduto nei posti anteriori. Salomone, che si trovava invece nei sedili posteriori, è stato raggiunto alla testa dal proiettile. Trasportato al Cto dai suoi amici, è morto poco dopo per le ferite irreversibili. Il quindicenne è stato immediatamente sottoposto a fermo per omicidio aggravato e detenzione illegale di arma da fuoco e trasferito al Centro di Giustizia Minorile dei Colli Aminei.
La dinamica dell’agguato e i primi riscontri
L’omicidio è avvenuto intorno all’una di notte tra il 22 e il 23 novembre, in via Generale Francesco Pinto, nei pressi di una sala giochi molto frequentata. Sull’asfalto, nessun segno di una colluttazione o di un inseguimento: gli investigatori ritengono che sia stato esploso un solo colpo, mirato alla testa. L’auto su cui viaggiavano Salomone e gli amici, una Fiat Panda, presentava tracce di sangue all’interno e diversi indumenti macchiati sono stati sequestrati per gli accertamenti. I tre giovani che erano con lui hanno spiegato di non aver visto arrivare l’aggressore, ma solo di aver udito l’esplosione e poi notato l’amico riverso sul sedile.
Salomone conosceva chi gli ha sparato?
Salomone viveva nella zona e aveva precedenti legati allo spaccio, ma gli investigatori stanno valutando se il passato della vittima abbia un collegamento con l’agguato o se la dinamica sia più riconducibile a contrasti personali tra il sedicenne e il quindicenne. È stato confermato che i due si conoscevano e che tra loro non erano mancati momenti di tensione. Resta da chiarire se il minorenne abbia agito completamente da solo o se qualcuno possa averlo incoraggiato. Per ora, gli elementi raccolti indicano un’azione individuale.
Le indagini ancora aperte e l’udienza decisiva
Il lavoro della Squadra Mobile continua per definire con precisione il movente e verificare se, dietro l’omicidio, esista un contesto più ampio. Le testimonianze sono al vaglio, così come eventuali immagini utili alla ricostruzione. Intanto il quindicenne resta nel Centro di Prima Accoglienza dei Colli Aminei in attesa della convalida del fermo, prevista per il 25 novembre. Un passaggio fondamentale per capire il prossimo capitolo di una vicenda che ha scosso profondamente il quartiere e riacceso l’allarme sulle dinamiche della violenza minorile in città.






