Prato, 8 luglio 2025 – Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta sul carcere di Prato, La Dogaia, dove sono stati scoperti gravi episodi di violenza sessuale e torture tra detenuti. La Procura locale ha identificato due casi emblematici che evidenziano una situazione di profonda crisi all’interno della struttura penitenziaria, con conseguenze pesanti sia fisiche che psicologiche per le vittime coinvolte.
Due casi di violenze estreme nella Dogaia
Il primo episodio risale a settembre 2023, quando un detenuto brasiliano di 32 anni è stato accusato di aver violentato ripetutamente il compagno di cella pachistano, minacciandolo con un rasoio. L’uomo è indagato per violenza sessuale aggravata.
Il secondo caso, avvenuto tra il 12 e il 14 gennaio 2020, coinvolge due detenuti di 36 e 47 anni che avrebbero torturato e stuprato per giorni un compagno di cella tossicodipendente e omosessuale, alla sua prima esperienza in carcere. La vittima ha subito lesioni gravi, accompagnate da traumi psicologici che si sono protratti per mesi. I due aguzzini sono stati rinviati a giudizio e il processo è attualmente in corso.
Indagini in corso e situazione fuori controllo
La procura di Prato definisce la situazione nella Dogaia come “fuori controllo”, caratterizzata da un pervasivo tasso di illegalità e da un sistema incapace di garantire sicurezza e dignità ai detenuti. Le indagini hanno portato a nuove perquisizioni e sequestri, con particolare attenzione al ruolo di alcuni agenti della polizia penitenziaria sospettati di collusione.
Solo nell’ultimo anno, la procura ha sequestrato 41 telefoni cellulari, tre schede sim e un router, ma il numero reale di dispositivi attivi sembra essere superiore. Alcuni detenuti avrebbero utilizzato questi strumenti per comunicare con l’esterno, approfittando della presunta compiacenza o della complicità di agenti corrotti. Un caso eclatante è quello di un detenuto della sezione Alta Sicurezza che pubblicava su TikTok le foto della sua cella, evidenziando le falle nella sorveglianza.
Parallelamente, è aperta un’inchiesta per i disordini avvenuti il 4 giugno e il 5 luglio scorsi, quando gruppi di detenuti hanno tentato di incendiare materiali e hanno minacciato gli agenti di polizia penitenziaria, richiedendo l’intervento degli agenti antisommossa per ristabilire l’ordine.
La Procura assicura che la risposta dello Stato sarà ferma e costante per ristabilire la legalità e la sicurezza all’interno del carcere di Prato. Le indagini sono tuttora in corso con ulteriori accertamenti e perquisizioni.






