Nuova svolta nelle indagini sul caso di Villa Pamphili: è stata identificata la donna trovata morta lo scorso 7 giugno
Proseguono le indagini sul drammatico caso di Villa Pamphili, dove il 7 giugno scorso sono stati rinvenuti i corpi senza vita di una donna e della sua bambina di pochi mesi, trovati a circa 200 metri di distanza l’uno dall’altro. Le ultime verifiche hanno chiarito che la donna, di origine russa, si chiamava Anastasia ed aveva circa 30 anni.
La scoperta dell’identità di Anastasia, la donna trovata morta a Villa Pamphili
Gli inquirenti italiani, nel corso di una trasferta a Malta, hanno confermato l’identità della vittima adulta come quella di Anastasia, una giovane russa che si era trasferita sull’isola per studiare inglese. Qui avrebbe conosciuto un uomo conosciuto come Rexal Ford, nome che si è poi rivelato essere un falso alias. La Procura di Roma coordina l’inchiesta che ha portato al fermo di Francis Kaufmann, arrestato in Grecia il 13 giugno scorso.
La redazione del programma televisivo “Chi l’ha visto?” ha inoltre contattato una donna che si è identificata come madre di Anastasia, confermando così la relazione familiare e fornendo un contributo importante alle indagini.
L’arresto di Francis Kaufmann e la verità sull’identità di “Rexal Ford”
L’uomo arrestato in Grecia non è chi diceva di essere: il suo vero nome è Charles Francis Kaufmann, un cittadino statunitense di 46 anni, come confermato da autorità italiane e greche dopo approfondite verifiche su documenti e dati biometrici. Il passaporto con cui si presentava come Rexal Ford, sebbene autentico, riportava un’identità falsa ottenuta nel 2019 con modalità ancora da chiarire. Kaufmann, che si è sempre definito un produttore cinematografico indipendente, ha cercato di costruirsi una vita apparentemente stabile a Malta e Roma, frequentando ambienti intellettuali e culturali senza però lasciare tracce concrete di progetti filmici.
Il fermo è stato effettuato sull’isola di Skiathos, dove Kaufmann non ha opposto resistenza. Attualmente si attende la decisione della magistratura greca sull’estradizione, mentre il suo legale spinge per un rimpatrio negli Stati Uniti.
Gli investigatori stanno cercando di ricostruire la storia della donna, che Kaufmann chiamava “mia moglie” e che era priva di documenti, così come della bambina, per ora senza una conferma ufficiale di parentela. Il caso rimane aperto, con molte domande ancora senza risposta sulla dinamica dei fatti e sulle reali motivazioni dietro questa tragedia.






