Roma, 1 luglio 2025 – L’UNICEF Italia lancia un appello urgente alle forze politiche affinché venga garantita la tutela dei diritti dei bambini figli di madri detenute, sottolineando la necessità di evitare che i minori siano costretti a vivere in carcere insieme alle loro madri. Lo ribadisce Nicola Graziano, presidente di UNICEF Italia, alla luce delle osservazioni contenute nella recente Relazione della Corte Suprema di Cassazione riguardo alle novità introdotte dal Decreto Sicurezza 2025.
Diritti dei bambini in carcere: l’allarme di UNICEF Italia
Nicola Graziano evidenzia come i bambini detenuti con le madri siano “vittime innocenti” e come la loro tutela debba essere garantita senza alcuna discriminazione, richiamando l’articolo della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia con la legge n. 176 del 1991. Il principio del superiore interesse del minore implica la salvaguardia della loro integrità psicofisica, ponendo al centro le esigenze educative e genitoriali sopra quelle cautelari.
Negli ultimi anni, UNICEF Italia ha intensificato il dialogo con le istituzioni per trovare soluzioni alternative al carcere, ritenendo che gli Istituti a Custodia Attenuata per Detenute Madri (ICAM) non siano adeguati. La proposta dell’organizzazione è quella di promuovere le Case-famiglia protette, strutture che valorizzano la funzione genitoriale e favoriscono l’autonomia e la rieducazione, garantendo percorsi di reinserimento educativo e sociale in cui i bambini sono “protetti” e non “costretti”.
Case-famiglia protette: un’alternativa da diffondere
Attualmente, in Italia sono attive solo due case-famiglia protette, a Roma e Milano, grazie alla collaborazione interistituzionale e al volontariato. Tuttavia, la mancanza di risorse pubbliche specifiche ha limitato la loro diffusione. Per questo motivo, UNICEF Italia chiede l’inserimento di adeguati finanziamenti nella prossima Legge di Bilancio per sostenere l’espansione di queste strutture sul territorio nazionale.
“Investire nell’attuazione dei diritti umani di bambini e bambine è un investimento per la sicurezza”, afferma Graziano, sottolineando che “la prima parola che i bambini devono imparare è ‘mamma, papà’, non certo la parola ‘apri’”, in riferimento all’esperienza carceraria.
Tra le iniziative correlate, si segnalano anche i progetti di Telefono Azzurro dedicati ai bambini con genitori detenuti, che da anni lavorano per offrire ascolto e sostegno a minori in situazioni di disagio, rafforzando la rete di tutela e prevenzione in Italia.






