Si infiamma la polemica attorno al cosiddetto test del finto cliente adottato dalla catena di supermercati Pam Panorama, che ha portato al licenziamento di tre cassieri tra Siena e Livorno. Tra questi, spicca la vicenda di Fabio Giomi, 62 anni, dipendente di lunga data presso il punto vendita di Porta Siena, licenziato in tronco dopo aver fallito il controllo interno che simula un furto nel carrello della spesa.
Il caso di Fabio Giomi: il cassiere della Pam licenziato con il test del finto cliente
Fabio, che oltre a essere cassiere è anche delegato sindacale, ha raccontato le difficoltà vissute dopo essere stato sottoposto a questo metodo di verifica, definito controverso dai rappresentanti dei lavoratori. Durante il test, gli ispettori fingono di nascondere prodotti all’interno del carrello per verificare la vigilanza del cassiere. Nel caso di Fabio, si trattava di piccoli cosmetici e lacci per capelli occultati tra casse di birra. Se il dipendente non rileva l’irregolarità, scatta una contestazione disciplinare che, nel suo caso, è culminata nel licenziamento.
Il sindacato Filcams Cgil di Siena, tramite il segretario Massimiliano Fabozzi, ha definito questa pratica «un atto vessatorio» e ha criticato il fatto che ai cassieri venga richiesto un ruolo simile a quello di agenti di polizia, in un ambiente di lavoro già stressante. La richiesta è chiara: il reintegro immediato di Giomi, con la minaccia di portare la questione fino in Parlamento se l’azienda non farà marcia indietro.
Altri licenziamenti e reazioni a Livorno
Situazioni analoghe si sono verificate anche a Livorno, dove due cassieri, Tommaso e Davide, sono stati licenziati dopo aver fallito lo stesso tipo di test. Sabina Bardi, responsabile UilTucs Toscana per l’area di Livorno, denuncia come gli ispettori abbiano spesso creato vere e proprie trappole psicologiche per indurre gli errori, trasformando il controllo in una “imboscata”. Davide, con 20 anni di anzianità, avrebbe subito una serie di contestazioni disciplinari giudicate infondate dai sindacati.
L’associazione Avs ha definito inaccettabile la perdita del lavoro a seguito di prove considerate arbitrarie, sottolineando come questo tipo di controlli trasformi i dipendenti in soggetti da sorvegliare invece che da tutelare.






