Perugia, 22 luglio 2025 – È morta a casa sua Laura Santi, giornalista perugina di 50 anni e attivista dell’Associazione Luca Coscioni, dopo essersi auto-somministrata un farmaco letale nell’ambito di un percorso di suicidio assistito. Affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, la sua battaglia per il diritto al fine vita ha avuto un epilogo che segna una pagina importante nel dibattito italiano su questo tema. Accanto a lei, nel momento finale, c’era il marito Stefano, che l’ha sempre sostenuta.
La lunga battaglia di Laura Santi per il diritto al fine vita
Laura Santi conviveva da oltre 25 anni con una grave forma di sclerosi multipla, che negli ultimi anni l’ha resa tetraplegica e incapace di compiere anche i gesti più semplici. Le sue condizioni si erano aggravate in maniera tale da provocare sofferenze “intollerabili”, come ha sottolineato il marito. Nonostante la disabilità, Laura è stata a lungo attivista per i diritti civili, in particolare per il riconoscimento della morte medicalmente assistita in Italia.
Nel novembre 2022 aveva chiesto alla ASL Umbria 1 la verifica dei requisiti per accedere alla procedura prevista dalla sentenza Cappato della Corte costituzionale, che regola il suicidio assistito. Tuttavia, la ASL aveva inizialmente negato la procedura, ritenendo non sussistente il requisito del trattamento di sostegno vitale, e senza acquisire il parere del comitato etico competente. Dopo diverse azioni legali e solleciti, nel maggio 2025 la commissione medica multidisciplinare ha finalmente riconosciuto che Laura soddisfaceva tutti i criteri per accedere all’aiuto alla morte volontaria.
L’ultimo messaggio di Laura Santi
“La vita è degna di essere vissuta, anche fino a cento anni e nelle condizioni più feroci, ma deve essere chi affronta una sofferenza estrema a decidere, e nessun altro”. È questa la prima parte del messaggio che Laura Santi ha affidato all’Associazione Luca Coscioni prima di morire. Le sue parole, cariche di consapevolezza e di pace, raccontano la fine di un percorso vissuto con dignità. “Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire”, ha confidato.
Nel suo saluto, ha voluto rassicurare chi le era vicino: “State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così”. E con gratitudine, ha aggiunto: “Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi”. “Sì, questo ve lo chiedo, ricordatemi” ha scritto ancora Laura Santi. “E nel ricordarmi – ha proseguito – non vi stancate mai di combattere. Vi prego, non vi rassegnate mai. Lo so, lo so che lo fate già, però non vi rassegnate mai. Non vi stancate mai, anche quando le battaglie sembrano veramente invincibili”.
L’auto-somministrazione del farmaco per il suicidio assistito
Il personale medico e infermieristico che ha assistito Laura Santi nella procedura di auto-somministrazione del farmaco per il suicidio assistito ha operato su base volontaria. A comunicarlo è stata l’Associazione Luca Coscioni.






