Daniele Pieroni, scrittore sessantenne affetto dal 2008 dal morbo di Parkinson, ha scelto con consapevolezza e lucidità di ricorrere al suicidio assistito
Il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo l’approvazione della legge regionale sul tema si è verificato il 17 maggio in provincia di Siena. A darne notizia è l’associazione Luca Coscioni, che da anni si batte per il diritto al fine vita. Protagonista è Daniele Pieroni, scrittore sessantenne affetto dal 2008 dal morbo di Parkinson. Le sue condizioni di salute erano rese particolarmente gravi da una grave disfagia, che lo costringeva a vivere con una PEG (gastrostomia endoscopica percutanea) in funzione per 21 ore al giorno. Pieroni ha scelto con lucidità e consapevolezza di porre fine alla propria sofferenza, in base a quanto previsto dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale e dalla recente legge regionale toscana che disciplina tempi e modalità di accesso al suicidio assistito.
La nascita della legge regionale sul suicidio assistito
La legge regionale toscana, approvata a febbraio, è stata redatta partendo dalla proposta di legge “Liberi Subito” promossa dall’associazione Coscioni. Un’iniziativa popolare che ha raccolto oltre 11.000 firme e che, per la prima volta in Italia, ha fissato norme chiare e tempi certi per chi chiede l’accesso al suicidio medicalmente assistito. La legge è attualmente oggetto di impugnazione da parte del Governo Meloni, che ne contesta la legittimità. Tuttavia, secondo l’associazione, si tratta di una scelta puramente ideologica e priva di fondamento giuridico, in netto contrasto con quanto già stabilito dalla Corte costituzionale.
Le parole dell’associazione Luca Coscioni
“La legge toscana sul fine vita è un atto di civiltà e responsabilità”, hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. “Garantisce tempi certi per l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria, applicando quanto già stabilito dalla Consulta. L’impugnazione da parte del Governo è un ostacolo a un diritto già riconosciuto”. I rappresentanti dell’associazione sottolineano inoltre come, in assenza di una legge nazionale, siano ancora troppe le persone costrette a soffrire o a trasferirsi all’estero per poter morire con dignità.
L’appello alle Regioni
Dopo il caso toscano, l’associazione Coscioni rilancia il proprio appello a tutte le Regioni affinché si attivino per garantire concretamente il diritto all’autodeterminazione nel fine vita. “Occorre superare i ritardi e le ambiguità istituzionali”, affermano Gallo e Cappato, “e assicurare alle persone la possibilità di decidere, nel rispetto della propria dignità, come e quando porre fine a una sofferenza insopportabile”.