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Home Cronaca

Studenti musulmani si tappano le orecchie durante la benedizione della scuola: il caso

by Giacomo Camelia
9 Ottobre 2025
Degli studenti musulmani

Alanews.it

Verona, 9 ottobre 2025 – Nel comune di Cerea, provincia di Verona, è scoppiata una controversia riguardo al comportamento di quattro studenti di tredici anni di religione musulmana che, durante la benedizione del plesso scolastico, hanno scelto di tapparsi le orecchie per non ascoltare la preghiera cattolica. L’episodio, avvenuto nel rinnovato parco delle scuole medie, ha acceso un dibattito sul rispetto delle diverse fedi religiose e sulle dinamiche di integrazione all’interno della comunità scolastica.

Il gesto degli studenti musulmani e le reazioni

I quattro studenti musulmani, tutti di origine straniera, hanno spiegato che il loro comportamento nasce dal rispetto di un precetto religioso che vieta l’ascolto di preghiere appartenenti ad altre fedi. Tuttavia, la scelta ha suscitato reazioni contrastanti. La dirigente scolastica, informata dell’accaduto, ha comunicato di aver già coinvolto il provveditorato per valutare eventuali provvedimenti disciplinari. Dal canto suo, don Nicola Zorzi, vicario parrocchiale, ha minimizzato l’episodio definendolo “una bravata adolescenziale”.

L'immagine di un'aula di scuola con banchi e lavagna senza studenti
Alanews.it

Il sindaco di Cerea, Marco Franzoni, in carica dal 2022 e appartenente alla Lega, ha espresso una posizione severa, definendo il gesto dei ragazzi “grave, irrispettoso e inaccettabile”, sottolineando come tale comportamento possa offendere la comunità locale, radicata in valori e tradizioni cattoliche. Franzoni ha inoltre rimarcato che il rispetto reciproco è fondamentale per la convivenza civile e che la tolleranza non può essere unidirezionale.

Anche l’eurodeputato veronese Paolo Borchia ha commentato duramente, sostenendo che l’appartenenza a una fede diversa non giustifica la mancanza di rispetto verso i riti religiosi altrui e ha evidenziato come il gesto rifletta, probabilmente, una volontà familiare di ostacolare una reale integrazione culturale.

Diverse sfumature di opinione nel dibattito pubblico

Non mancano però posizioni più moderate. Alessio Albertini, vice segretario del Pd di Verona e sindaco di Belfiore, ha invitato alla ponderazione, suggerendo che nel caso vi sia stata una mancanza di rispetto va applicata una sanzione equilibrata, ma ha anche parlato di una possibile bravata adolescenziale piuttosto che di intolleranza religiosa.

L’ex assessore regionale Massimo Giorgetti ha interpretato il gesto come un segnale di appartenenza a una nicchia culturale chiusa, sottolineando le probabili pressioni familiari che condizionano il pensiero dei giovani.

Infine, la candidata del Pd alle prossime elezioni regionali, Sara Gini, ha posto l’accento sulla centralità della libertà religiosa come diritto fondamentale, ma ha precisato che il rispetto reciproco è un dovere imprescindibile. Gini ha inoltre suggerito che la scuola deve essere un luogo di dialogo e che ogni intervento religioso dovrebbe essere presentato come un momento culturale, lasciando spazio a diverse sensibilità e voci.

Tuttavia, il sito web UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) fa notare come il vero nodo non sia il comportamento degli studenti, ma la presenza stessa del rito religioso in uno spazio pubblico statale. In uno Stato laico, la scuola dovrebbe essere un luogo neutro, dove si educa al rispetto reciproco e alla conoscenza delle religioni, non alla pratica di una sola.

Questo non significa vietare la presenza del prete, ma riconoscere che l’ambiente scolastico non è il contesto adatto per un rito religioso, che appartiene invece alla sfera personale e privata. La benedizione a scuola non è vietata, ma non è opportuna in un contesto multireligioso. Il gesto degli studenti è una conseguenza del mancato rispetto del principio di neutralità. “Si è trattato di un atto illegittimo, visto che la sentenza del 27 marzo 2017 del Consiglio di Stato stabilisce che gli atti di culto sono vietati all’interno dell’orario scolastico e, se organizzati al di fuori, la partecipazione deve essere facoltativa per gli studenti”, conclude l‘UAAR.

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