Milano, 25 giugno 2025 – Una vicenda complessa scuote l’Università Statale di Milano, dove una studentessa israeliana, riservista richiamata alle armi nel suo paese a causa del conflitto mediorientale, si trova coinvolta in un contenzioso accademico che ha portato all’annullamento di tre esami sostenuti online e al rinvio della discussione della tesi prevista per luglio. L’ateneo ha avviato un’istruttoria interna per fare chiarezza sull’episodio, che ha sollevato un acceso dibattito tra studenti e istituzioni.
La vicenda della studentessa israeliana e l’istruttoria interna
L’Università Statale di Milano ha spiegato in una nota che la studentessa era stata autorizzata a seguire la didattica online dall’International Medical School in quanto riservista in area sanitaria, una decisione in linea con la circolare ministeriale del 20 novembre 2023, che permette la didattica a distanza per garantire la continuità formativa in situazioni di emergenza come quella bellica in Medio Oriente. Tuttavia, un errore di interpretazione da parte di alcuni docenti ha consentito che la ragazza sostenesse anche tre esami da remoto, una modalità non prevista dalla normativa italiana se non in casi eccezionali di grave malattia e con nulla osta ministeriale.
Per questo motivo, la rettrice Marina Brambilla ha disposto l’annullamento di quegli esami, sottolineando che “gli esami vanno sempre sostenuti in presenza” per tutelare la validità del titolo di studio e l’integrità del percorso accademico. L’istruttoria interna è finalizzata a chiarire come si sia creata questa “seria incongruenza amministrativa” e a determinare le responsabilità dei docenti coinvolti.
L’Università Statale respinge ogni strumentalizzazione politica
La giovane, che si è rivolta a legali contestando la decisione e denunciando un presunto atteggiamento discriminatorio, ha ricevuto dall’ateneo la possibilità di sostenere nuovamente i tre esami in appelli regolari, così da poter completare il percorso di laurea. L’università Statale di Milano, tuttavia, ha preso le distanze da ogni tentativo di strumentalizzazione politica della vicenda, evidenziando come anche alcuni collettivi universitari di sinistra abbiano protestato accusando la studentessa di essere stata favorita dagli esami online.
A differenza di lei, altri tre studenti israeliani non hanno potuto usufruire della didattica a distanza, poiché non rientravano nel criterio di continuità didattica previsto dalla circolare ministeriale. Lo stesso ateneo ha ribadito che la ripetizione degli esami in presenza è una condizione imprescindibile per garantire la validità del titolo di studio e a tutela della stessa studentessa.
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