Roma, 28 novembre 2025 – Un sit-in si è svolto questa mattina davanti a Palazzo Montecitorio, nel cuore della capitale, in concomitanza con lo sciopero generale indetto dai sindacati di base. La manifestazione è stata organizzata per contestare con forza la cosiddetta “manovra di guerra”, ossia la legge di bilancio 2026 che, secondo i promotori della protesta, sacrifica diritti sociali e investimenti strategici sull’altare dell’aumento della spesa militare.
Contestazione alla legge di bilancio: la denuncia di Guido Lutrario

Dal presidio, il delegato dell’Unione Sindacale di Base (USB), Guido Lutrario, ha espresso una dura critica alla manovra finanziaria approvata dal governo Meloni: “Oggi sciopero generale contro una finanziaria di guerra, schiacciata dai costi per l’acquisto e la costruzione di nuovi armamenti. Il governo vuole forzare la spesa militare appellandosi ai vincoli europei. Per farlo, però, comprime tutto il resto: servizi sociali, pensioni, assunzioni stabili nella pubblica amministrazione, stipendi dei lavoratori pubblici, investimenti strategici e costosi. Ogni voce di spesa viene messa in secondo piano davanti al riarmo e al sostegno all’industria bellica”.
Lutrario ha inoltre ampliato la sua critica, evidenziando il rischio per la tenuta economica e industriale del Paese: “Il futuro che ci preparano è un incubo. Dal punto di vista delle condizioni economiche, procedono a tentoni, senza un progetto. Abbiamo già perso settori industriali strategici e continuiamo a perdere pezzi, con molte aziende del Ministero della Salute cedute all’estero. Le filiere strategiche si assottigliano, e quello che resta rischiamo di svenderlo, come dimostrano i dossier sulla sicurezza industriale di queste settimane. Siamo davanti a un collasso delle condizioni economiche e delle possibilità di sviluppo”.
Sciopero generale e solidarietà internazionale
Questa mobilitazione nazionale, promossa da organizzazioni come Cub, Sgb, Cobas, Clap, Usb e Usi, si colloca nel quadro di una protesta più ampia che collega la questione economico-sociale, a partire dalla crisi salariale e dalla cosiddetta finanziaria di guerra, alla solidarietà internazionalista con il popolo palestinese. Proprio per questo motivo, sabato 29 novembre sono previsti cortei e manifestazioni a Roma e Milano a sostegno della causa palestinese, a cui potranno partecipare anche coloro che hanno aderito allo sciopero.
Nel corso della giornata, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) ha aderito allo sciopero, bloccando l’uscita di giornali e la programmazione di notiziari televisivi per denunciare il mancato rinnovo del contratto nazionale Fnsi-Fieg, scaduto da oltre dieci anni. Parallelamente, l’agitazione ha coinvolto anche il settore dei trasporti – con adesioni significative nelle aziende Italo, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord – e il comparto scolastico, dove si chiedono aumenti salariali e si manifesta contro la riforma scolastica in corso.
La protesta si svolge in un clima di tensione, acuito dalle divisioni tra sindacati di base e confederali. Da una parte, il sindacato USB ribadisce la necessità di un’azione unitaria e conflittuale contro la manovra governativa; dall’altra, la Cgil ha programmato uno sciopero separato per il prossimo 12 dicembre, suscitando critiche da parte dei sindacati di base.
In questo contesto, il dirigente USB Guido Lutrario rimane una figura centrale e controversa. Recentemente, ha ricevuto un avviso orale previsto dal Codice antimafia, suscitando una forte mobilitazione di solidarietà da parte del sindacato, che ha definito il provvedimento un atto di intimidazione nei confronti dell’azione sindacale.
La mobilitazione di oggi e le iniziative annunciate per i prossimi giorni segnano un momento di forte tensione sociale e politica nel Paese, con le lavoratrici e i lavoratori che tornano a far sentire la loro voce contro una legge di bilancio che, a loro giudizio, penalizza i diritti e lo sviluppo economico in favore di un massiccio incremento della spesa militare.






