Milano, 21 agosto 2025 – Dopo oltre trent’anni di storia e numerose vicissitudini, questa mattina è iniziato lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, situato in via Watteau a Milano. Le operazioni sono scattate alle ore 8:22 con l’arrivo della polizia e dell’ufficiale giudiziario, che hanno trovato lo stabile vuoto. Un cordone di sicurezza, composto da agenti di polizia e carabinieri, ha isolato l’area impedendo l’accesso a stampa, curiosi e frequentatori del centro sociale. L’associazione delle Mamme Antifasciste, che attualmente gestisce il centro, non ha rilasciato dichiarazioni al momento.
La storia del Leoncavallo: un simbolo della cultura alternativa milanese
Il Leoncavallo è uno dei centri sociali più storici e significativi di Milano, fondato nel 1975. Originariamente situato in via Leoncavallo nel quartiere Casoretto, si è poi trasferito in via Watteau nel 1994, dove ha continuato a operare fino a oggi. Nato come centro sociale autogestito, è stato un punto di riferimento per diverse generazioni di attivisti, artisti e movimenti culturali, diventando un simbolo di resistenza e aggregazione sociale.
Nel corso della sua lunga storia, il Leoncavallo ha ospitato attività culturali, concerti, laboratori e iniziative politiche. Tra gli eventi più tragici vi è l’assassinio nel 1978 di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due giovani frequentatori del centro, vittime di un agguato fascista. Da quel momento nacque il gruppo delle Mamme Antifasciste, che da allora ha svolto un ruolo attivo nella vita del centro e nella difesa dei suoi valori.
Le recenti vicende giudiziarie e politiche legate allo sgombero
Negli ultimi anni, la questione del Leoncavallo è stata al centro di un acceso dibattito legale e politico. Nel 2024, la Corte d’Appello di Milano ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire con oltre 3 milioni di euro la società proprietaria dell’immobile, “L’Orologio srl” del gruppo Cabassi, per il mancato sgombero dell’area occupata abusivamente da quasi vent’anni. Tale sentenza è stata motivata dall’inerzia delle forze dell’ordine e dalla mancata esecuzione di una sentenza del tribunale che già dal 2003 ordinava il rilascio dell’immobile.
Il caso ha suscitato un vertice in Prefettura, con il prefetto Claudio Sgaraglia e l’Avvocatura dello Stato chiamati a valutare le contromosse possibili, fra cui un ricorso in Cassazione, un accordo tra le parti o l’esecuzione dello sgombero. Il centro sociale Leoncavallo, pur appartenendo alla galassia dei centri sociali milanesi, è considerato dalle forze dell’ordine uno dei meno problematici.
Parallelamente, a luglio 2025, è stata notificata alla presidente delle Mamme Antifasciste un’ingiunzione di pagamento per la somma di 3 milioni di euro, risarcimento del danno subito dalla società proprietaria per l’occupazione trentennale. Una misura che ha suscitato forti proteste da parte del gruppo, che ha annunciato la volontà di difendere la propria storia collettiva e il valore culturale del centro sociale.
L’episodio di oggi segna un nuovo capitolo nella lunga vicenda del Leoncavallo, con la città di Milano che assiste a un momento cruciale per uno spazio che ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per movimenti sociali, culturali e politici alternativi.





