Messina, 9 agosto 2025 – Sono sette le persone indagate dalla Procura di Messina in relazione alla morte di Stefano Argentino, il giovane che si è tolto la vita in carcere mercoledì mattina. Argentino, che aveva confessato l’omicidio della collega universitaria Sara Campanella, è stato trovato impiccato nella sua cella. La procura ha emesso sette avvisi di garanzia in vista dell’autopsia che dovrà chiarire le circostanze del decesso.
Nel fascicolo aperto figurano, oltre alla direttrice e alla vice direttrice del carcere di Gazzi, anche l’addetto ai servizi trattamentali dell’istituto e l’equipe composta da psichiatri e psicologi che hanno seguito Argentino. Le accuse riguardano omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato, mentre si cerca di fare luce sulle eventuali responsabilità nella gestione della custodia e della cura del giovane.
L’importanza dell’autopsia di Argentino
Il 12 agosto il pubblico ministero affiderà l’incarico per l’esame autoptico a un proprio consulente, mentre gli indagati avranno la possibilità di nominare i loro esperti per assistere a un procedimento giudiziario considerato irripetibile. L’autopsia rappresenta un passaggio fondamentale per far luce su eventuali responsabilità nella morte del ragazzo.
Gli ultimi giorni in carcere
Stefano Argentino aveva più volte manifestato l’intenzione di suicidarsi, motivo per cui era stato sottoposto a un regime di sorveglianza rafforzata. Tuttavia, quindici giorni prima del gesto estremo, gli era stato revocato tale controllo e il ragazzo era tornato a una detenzione ordinaria, condividendo la cella con altri detenuti. Le indagini cercheranno di capire se vi siano state omissioni o negligenze nel monitoraggio che avrebbero potuto evitare la tragedia.
Suicidio di Stefano Argentino, l’avvocato auspica indagini approfondite
L’avvocato Giuseppe Cultrera, difensore di Stefano Argentino, commenta con cautela l’iscrizione di sette persone nel registro degli indagati. “Sette indagati indicano probabilmente responsabilità multiple e intrecciate. È ancora presto per trarre conclusioni, ma spero che questa volta le indagini siano condotte in modo approfondito e conducano a risultati concreti”, afferma il legale.
Secondo Cultrera, Argentino avrebbe dovuto essere collocato in una Rems (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) o in un istituto con custodia attenuata, poiché il suo stato mentale – evidenziato anche dalle indagini – non era compatibile con la detenzione in carcere. In passato, il giovane aveva manifestato chiari segnali di intenti suicidi, che avrebbero richiesto maggiori precauzioni.
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