Palermo, 1 dicembre 2025 – Una testa di coccodrillo di una specie in via di estinzione è stata sequestrata all’aeroporto di Palermo durante i controlli di routine sulle valigie dei passeggeri in arrivo. L’episodio ha coinvolto un turista palermitano rientrato dalla Thailandia, che aveva nascosto il reperto all’interno del bagaglio.
Sequestro all’aeroporto di Palermo

Gli agenti della Guardia di Finanza del comando provinciale di Palermo, coadiuvati dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane, hanno scoperto la testa essiccata di un rettile appartenente alla specie “crocodylia spp”, caratteristica delle regioni tropicali e subtropicali asiatiche e riconosciuta come specie protetta. La testa, con i denti ancora in vista, era stata abilmente avvolta in una busta di plastica per eludere i controlli doganali thailandesi prima di essere introdotta nel territorio italiano attraverso lo scalo palermitano, dopo uno scalo intermedio a Roma Fiumicino.
Il passeggero, originario di Palermo, è stato denunciato a piede libero per violazione delle norme che tutelano la fauna protetta. La legge italiana prevede per tali reati pene che possono andare da una multa compresa tra ventimila e duecentomila euro fino all’arresto da tre mesi a un anno.
Il contesto normativo e la tutela delle specie protette
Il sequestro evidenzia l’importanza dei controlli effettuati nelle principali infrastrutture aeroportuali italiane, soprattutto nei confronti di merci e oggetti provenienti da Paesi extraeuropei come la Thailandia, che è una delle mete turistiche internazionali più frequentate. Il traffico illecito di esemplari di specie protette è un fenomeno contrastato con rigore dalle autorità doganali e giudiziarie, in linea con le normative internazionali e comunitarie sulla tutela della biodiversità.
La specie di coccodrillo sequestrata è infatti tutelata sia a livello nazionale che internazionale, essendo inserita nell’allegato della Convenzione di Washington (CITES) che regola il commercio di specie a rischio di estinzione. L’introduzione non autorizzata di parti di animali come quella rinvenuta può causare gravi danni alla conservazione della fauna selvatica e alla biodiversità globale.
Il caso di Palermo si inserisce in un contesto più ampio di vigilanza e prevenzione contro il commercio illegale di esemplari protetti, confermando l’impegno delle forze dell’ordine e delle dogane italiane nel contrastare questi fenomeni illeciti, anche in considerazione del ruolo strategico che l’Italia riveste nei corridoi commerciali internazionali.






