Roma, 31 ottobre 2025 – Nuovi sviluppi accendono il confronto pubblico tra Selvaggia Lucarelli e Carlotta Vagnoli, protagoniste di una controversia mediatica che si è intensificata nelle ultime ore dopo la pubblicazione di conversazioni private da parte della giornalista. Il botta e risposta coinvolge anche altre figure note del panorama culturale e social italiano, con rilievi che spaziano dagli insulti personali a tematiche più ampie quali il ruolo dei social media e la libertà di espressione.
Le chat private pubblicate da Selvaggia Lucarelli
In un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, Selvaggia Lucarelli ha reso pubblici alcuni estratti di una chat privata denominata “Fascistella”, in cui Carlotta Vagnoli, insieme a Valeria Fonte e Benedetta Sabene, tutte e tre indagate per stalking, si scambiavano messaggi di tono molto duro e spesso offensivo. Nel dettaglio, i messaggi riportavano offese rivolte a personaggi pubblici come la scrittrice Michela Murgia, accusata ingiustamente di evasione fiscale, e altre figure come la giornalista Simonetta Sciandivasci e la femminista Viola Garofalo.

Tra le espressioni più pesanti, si segnalano insulti verso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, definito con epiteti volgari, e frasi a sfondo antisemita che hanno provocato ulteriore indignazione. Nel mirino sono finite anche le opinioni e la persona stessa di Lucarelli, con termini offensivi che hanno spinto la giornalista a denunciare un clima di odio e vendette personali veicolate attraverso i social network.
Le risposte di Carlotta Vagnoli e le polemiche sul metodo
La replica di Carlotta Vagnoli non si è fatta attendere. Attraverso una serie di storie pubblicate su Instagram, ha contestato la legittimità della pubblicazione delle chat, sostenendo che si tratta di materiale preso da supporti digitali non inseriti negli atti ufficiali dell’indagine perché ritenuti irrilevanti. Vagnoli ha sottolineato come la diffusione di tali contenuti rappresenti una violazione della privacy e un rischio per la sicurezza delle persone coinvolte, ma anche soggetti estranei alla vicenda.
“Il reato di antipatia non mi risulta dal codice penale”, ha dichiarato l’attivista, criticando duramente Lucarelli e accusandola di utilizzare il proprio potere mediatico ed economico per colpire chi considera nemico, paragonando il comportamento a quello di metodi repressivi del passato. Vagnoli ha inoltre precisato che il nome “Fascistella” è un soprannome ironico e goliardico legato a un ex sindaco di Firenze, smontando così le connotazioni di estrema destra che alcuni hanno voluto attribuire al gruppo.
Denunce e contesto giudiziario
Le indagini giudiziarie partite da denunce di stalking e diffamazione vedono coinvolte Vagnoli, Fonte e Sabene. La prima denuncia, presentata da A.S., è alla base dell’indagine per stalking e diffamazione, in quanto l’uomo sostiene di essere stato vittima di una campagna diffamatoria orchestrata dalle tre dopo la fine di una relazione sentimentale controversa. Un secondo procedimento riguarda una denuncia presentata da Serena Mazzini, social media strategist, che ha testimoniato a sostegno della prima denuncia ma è stata a sua volta accusata senza riscontri di partecipare a pratiche illecite come bodyshaming e revenge porn in un gruppo Telegram.
Il clima di tensione si è ulteriormente aggravato a causa dei contenuti scambiati nella chat “Fascistella”, dove sono stati espressi giudizi molto duri e a volte oltre il limite dell’offensivo verso varie personalità pubbliche, con accuse e insulti che hanno fatto discutere anche tra gli addetti ai lavori.
Il ruolo di Selvaggia Lucarelli nel dibattito pubblico
Selvaggia Lucarelli, giornalista e opinionista di lungo corso, conosciuta per il suo stile diretto e spesso pungente, è tornata così al centro della scena mediatica con un’inchiesta che ha scosso il mondo social e culturale italiano. Nota per la sua carriera che spazia dalla televisione al giornalismo d’inchiesta, Lucarelli non ha esitato a definire i social come “strumenti di vendette personali” in questo caso, sottolineando il pericolo di un uso distorto delle piattaforme digitali per attaccare e delegittimare avversari.
Le reazioni di altri protagonisti e le implicazioni sociali
Anche Cecilia Sala, giornalista e attivista, ha preso posizione sulla vicenda con un post su Instagram in cui esprime indignazione per come alcuni temi delicati siano stati trattati da chi è indagato per stalking, evidenziando la contraddizione tra la loro presunta militanza in cause sociali e i comportamenti denunciati.
La vicenda ha acceso un dibattito più ampio sul ruolo dei social network come luogo di scontro e vendetta personale, mettendo in luce le difficoltà di regolamentazione e le implicazioni legali legate alla diffusione di contenuti privati e spesso diffamatori. Il caso rappresenta un esempio emblematico di come i conflitti personali possano trovare amplificazione mediatica, trasformando dispute private in questioni di interesse pubblico con risvolti giudiziari.
La situazione rimane in evoluzione, con le indagini ancora aperte e le parti coinvolte pronte a ulteriori azioni legali, mentre il dibattito sul confine tra diritto alla privacy, libertà di espressione e responsabilità sui social continua a essere uno dei temi più caldi nel panorama dell’informazione italiana contemporanea.


