Roma, 16 settembre 2025 – È stato indetto uno sciopero generale nazionale per lunedì 22 settembre, promosso da diverse organizzazioni sindacali di base in solidarietà alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. La mobilitazione coinvolgerà sia il settore pubblico sia quello privato, con possibili ripercussioni su trasporti, scuole, università e porti.
Sciopero generale il 22 settembre: impatto sui trasporti
Lo sciopero del 22 settembre interesserà vari settori, con particolare adesione del personale del Gruppo FS, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord. Durante la giornata si prevedono variazioni sugli orari, cancellazioni di treni e disagi nei trasporti pubblici locali e nazionali. Inoltre, il comparto marittimo, merci, logistica e taxi osserverà l’astensione dal lavoro per 24 ore in diverse modalità, mentre il trasporto aereo non è coinvolto nella protesta. Nelle università sono previsti cortei, manifestazioni e sit-in per esprimere sostegno alla popolazione palestinese.
Motivazioni e contesto della protesta
L’iniziativa sindacale si pone come gesto di solidarietà verso i palestinesi della Striscia di Gaza, duramente provati dal conflitto con Israele. Nella giornata di oggi, le forze di difesa israeliane (IDF) hanno iniziato l’occupazione di Gaza City, entrando nella città più popolata dell’enclave con centinaia di carri armati. La crisi umanitaria nella regione ha suscitato ampio dibattito e mobilitazioni internazionali. La Palestina, riconosciuta come Stato osservatore permanente alle Nazioni Unite dal 2012, è ancora oggi teatro di profonde tensioni e conflitti con Israele. La popolazione palestinese, distribuita anche in Cisgiordania e nelle comunità della diaspora, vive condizioni di forte disagio sociale ed economico.
Le Nazioni Unite, in seguito all’avvio della massiccia operazione dell’esercito israeliano, hanno, attraverso una commissione indipendente, stabilito che a Gaza è in corso un genocidio, “incitato” dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, insieme al presidente israeliano Herzog.
Nel testo si legge che la commissione “conclude che il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant hanno incitato al genocidio e che le autorità israeliane non hanno preso alcuna misura contro di loro per punire tale incitamento”.






