L’Unione sindacale di base ha descritto come “un fiume in piena” lo sciopero generale proclamato per oggi, 22 settembre, che coinvolge lavoratori e lavoratrici di ogni settore, dal pubblico al privato, inclusi i comparti essenziali come scuola, sanità, trasporti e igiene ambientale. Si tratta di una protesta che vuole portare in piazza la solidarietà alla popolazione palestinese e denunciare la complicità del governo italiano e degli altri Paesi occidentali con le politiche di Israele. Lo slogan scelto dal sindacato è chiaro: “Blocchiamo tutto”.
Le ragioni dello sciopero
La mobilitazione nasce da un appello dei portuali di Genova ed è stata organizzata dall’Usb e dalla Cub, con l’adesione di altri sindacati di base. L’obiettivo principale è chiedere al governo la fine del sostegno militare a Israele, il riconoscimento del genocidio in corso a Gaza e la rottura delle relazioni politiche ed economiche che, secondo i promotori, alimentano il conflitto. Ma lo sciopero tocca anche temi più ampi: l’opposizione alla guerra in Ucraina, la richiesta di salari adeguati, maggiori diritti per i lavoratori e nuove politiche sociali e industriali.
Dove e come si manifesterà
Sono oltre ottanta i presidi organizzati su tutto il territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. A Roma l’appuntamento principale è alle 11 in piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione Termini, mentre a Milano il corteo partirà alle 10 da piazzale Cadorna. Bologna si prepara a una manifestazione in piazza Maggiore alle 10.30, con un imponente dispiegamento di forze dell’ordine, e iniziative analoghe sono previste in città come Napoli, Torino, Palermo, Firenze, Genova, Bari e Catania. In molte località, dai piccoli centri fino ai porti strategici, i lavoratori scenderanno in piazza per dare visibilità a una protesta che vuole avere carattere corale e diffuso.
I settori coinvolti
Lo sciopero tocca tutti i comparti: fabbriche, logistica, scuole, università, commercio, energia e pubblica amministrazione. Hanno aderito anche studenti e studentesse, che saranno in prima linea in molte piazze. Particolarmente rilevante sarà l’impatto sui trasporti, con il rischio di disagi nelle città e nei collegamenti nazionali. I porti, simbolo della lotta dei lavoratori contro il transito delle armi, saranno uno dei fulcri della protesta.
Trasporti e possibili disagi
Il gruppo Ferrovie dello Stato ha già avvertito che la circolazione di Frecce, Intercity e regionali potrà subire cancellazioni e ritardi fino alle 23 di lunedì 22 settembre. Le fasce di garanzia resteranno attive dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21. Anche i servizi urbani potrebbero fermarsi: a Roma l’Atac assicurerà la regolarità solo fino alle 8.29 e poi dalle 17 alle 19.59, mentre a Milano Atm ha segnalato stop possibili tra le 8.45 e le 15 e dopo le 18. L’Usb invita i cittadini a prepararsi a un blocco significativo dei mezzi pubblici, sottolineando che lo stesso svolgimento delle manifestazioni potrebbe risentire dei disagi alla mobilità.
I porti come simbolo dello sciopero
La protesta del 22 settembre ha nei porti uno dei suoi simboli più forti. A Genova, Napoli, Livorno e Trieste i lavoratori hanno già denunciato in passato il passaggio di armamenti destinati ai conflitti internazionali. Per questo lo sciopero intende rendere i porti non solo luoghi di interruzione delle attività, ma anche spazi di testimonianza e di denuncia. La mobilitazione vuole legare le condizioni di lavoro e di vita in Italia alla crisi umanitaria di Gaza, portando al centro del dibattito europeo una questione che, secondo i sindacati, non può essere ignorata.






