Riprendono oggi le ricerche sotto la Casa del Jazz, dove gli inquirenti sperano di trovare indizi sul mistero della scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, scomparso il 2 luglio 1994. La vicenda, rimasta senza soluzione per oltre trent’anni, torna così al centro dell’attenzione pubblica. Lorenzo Adinolfi, figlio del magistrato, ha commentato con cautela: “Ora dobbiamo solo aspettare. Non si può dire altro”.
Il mistero della sparizione di Adinolfi
All’epoca della scomparsa, Adinolfi aveva 52 anni ed era un magistrato specializzato in diritto fallimentare presso il Tribunale civile di Roma. Il giorno della scomparsa, dopo aver salutato la famiglia, si recò in tribunale e alle poste. L’ultima volta fu visto mentre saliva su un autobus nella zona Parioli. Pochi giorni dopo, nella cassetta della madre furono trovate le chiavi di casa e dell’auto, mai più ritrovata.
Le prime indagini avevano considerato diverse ipotesi, tra cui malore, allontanamento volontario o suicidio, tutte poi scartate. L’attenzione si concentrò sul lavoro di Adinolfi, che seguiva casi delicati come la bancarotta della società Fiscom, collegata alla Banda della Magliana e a servizi segreti deviati, e il fallimento della Ambra Assicurazioni. Pochi giorni prima della sparizione, il magistrato aveva contattato il pm di Milano Carlo Nocerino per testimoniare in un’inchiesta.

Speranza per la riapertura del fascicolo
Oggi avvocato, Lorenzo Adinolfi ha chiesto la riapertura ufficiale dell’indagine sul padre. Con la nomina di Raffaele Cantone alla guida della Procura di Perugia, competente territorialmente per il caso, Lorenzo ha espresso nuova speranza: “Cantone è un magistrato esperto e coraggioso, la sua guida potrebbe rappresentare l’occasione per fare luce su questa tragica vicenda”.
Negli anni Novanta, gli investigatori ipotizzarono anche una lupara bianca, un omicidio mirato a cancellare ogni traccia. Alcuni scavi nella ex villa di Enrico Nicoletti, poi trasformata nella Casa del Jazz, non portarono risultati concreti, risultando limitati e frettolosi. Lorenzo Adinolfi sottolinea l’importanza di ricordare il padre “assieme ai magistrati uccisi per il loro lavoro”, confermando che la sparizione fu un atto violento legato al ruolo del giudice.
La richiesta di rispetto della famiglia Adinolfi
La famiglia Adinolfi ha appreso dagli organi di stampa degli scavi in corso. In una nota, Nicoletta, Giovanna e Lorenzo hanno sottolineato di non essere mai stati consultati e hanno chiesto silenzio e rispetto per il loro “dolore infinito”, affermando di non aver mai voluto il clamore mediatico suscitato dall’operazione.
Il parere della famiglia Orlandi
L’avvocatessa Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, ha dichiarato che ogni approfondimento sulla scomparsa di Adinolfi è corretto e necessario, esprimendo vicinanza alla famiglia. Tuttavia, ha sottolineato come alcuni aspetti della seconda inchiesta della Procura di Roma, già a conoscenza della zona, avrebbero meritato maggiore attenzione.
I primi scavi e l’uso delle ruspe
Le ricerche iniziali si sono concentrate sul terreno accanto alla villa di Enrico Nicoletti, dove è stato individuato un tunnel sotterraneo interrato circa trent’anni fa. Gli scavi manuali hanno coperto pochi metri, mentre domani saranno impiegati mezzi meccanici per ampliare l’area. Sul posto sono presenti Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, con l’intervento coordinato dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal prefetto Lamberto Giannini. L’ingresso principale della Casa del Jazz rimane chiuso.
L’obiettivo degli scavi secondo Muntoni
L’ex magistrato Guglielmo Muntoni, oggi presidente dell’Osservatorio sulle politiche per il contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio di Roma, ha spiegato che l’indagine non riguarda solo Adinolfi. “Vogliamo capire cosa si possa nascondere nell’antica galleria sotto la Casa del Jazz. Inizialmente si pensava a armi, esplosivi, preziosi o documenti, ma astrattamente potremmo trovare anche dei corpi. Uno di questi potrebbe essere quello del giudice Adinolfi: è una richiesta che faccio da 29 anni”, ha dichiarato Muntoni.






