Savona, 11 agosto 2025 – Si è concluso nella tarda serata di ieri lo sbarco a Savona delle 146 persone soccorse dalla nave Life Support, la nave di ricerca e soccorso di Emergency impegnata nel Mediterraneo centrale. La nave ha effettuato tre interventi di soccorso tra il 6 e il 7 agosto, recuperando migranti in condizioni critiche da imbarcazioni sovraffollate e pericolanti.
Le operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale
La missione della Life Support si è svolta in un contesto particolarmente drammatico e complesso. Nelle giornate del 6 e 7 agosto, la nave ha portato in salvo tre gruppi di persone da imbarcazioni in difficoltà. Il primo intervento ha riguardato un gommone con 31 persone, tra cui una donna incinta e undici minori non accompagnati. Il secondo soccorso ha coinvolto 47 naufraghi su un gommone bianco sovraffollato, privo di giubbotti salvagente, con la presenza di tre minori. Infine, la nave di Emergency ha salvato 69 persone da un’imbarcazione in vetroresina che si è avvicinata a grande velocità alla Life Support, con situazioni di pericolo legate alle manovre rischiose e alla caduta in mare di alcuni naufraghi privi di dispositivi di sicurezza.
Le difficoltà delle operazioni sono state amplificate dalla pericolosità delle imbarcazioni e dalla necessità di coordinare il recupero in condizioni di emergenza. Durante il terzo soccorso, uno dei naufraghi è stato evacuato con un elicottero della Guardia Costiera per condizioni mediche critiche.
Il comandante della Life Support, Domenico Pugliese, ha sottolineato come l’assegnazione del porto di sbarco di Savona, distante tre giorni di navigazione dalla zona di salvataggio, rappresenti una difficoltà aggiuntiva. “L’assegnazione di un porto così lontano non tiene conto delle sofferenze delle persone a bordo e ci obbliga a restare fuori dalla zona operativa per molto tempo” ha dichiarato Pugliese, ringraziando allo stesso tempo le autorità e i volontari locali per il supporto nelle operazioni di sbarco.
Le testimonianze dei migranti
Durante i giorni di navigazione verso Savona, a bordo della Life Support sono state raccolte testimonianze di grande impatto umano. Ousmane Thiame, mediatore culturale presente sulla nave, ha raccontato le vicende di alcuni migranti, segnate da anni di violenze, fughe e sofferenze.
Una delle storie più toccanti è quella di un giovane che ha tentato per nove anni di scappare dalla Libia, subendo torture fisiche come il martellamento delle mani. La sua emozione nel vedere la Life Support è stata descritta come commovente. Un altro ragazzo, proveniente dal Sudan, ha raccontato di aver lasciato Khartoum dopo lo scoppio della guerra, attraversando il Darfur e il Ciad per poi arrivare in Libia, dove ha lavorato nei campi agricoli prima di partire per l’Europa. Il viaggio in mare è stato definito un incubo.
Tra i migranti anche un uomo afgano che ha vissuto la fuga dal suo paese verso il Pakistan, dove però i rifugiati sono stati costretti a lasciare le proprie case con la forza. “In Afghanistan la situazione è ancora peggiore: non c’è istruzione, assistenza sanitaria né lavoro”, ha raccontato, descrivendo le condizioni disumane vissute in Libia durante la detenzione in stanze piccole e isolate, senza cibo né possibilità di uscire.
Queste esperienze rappresentano la realtà di molti dei 146 migranti soccorsi, originari di paesi come Sudan, Afghanistan, Bangladesh, Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Eritrea, Gambia, Ghana, Guinea, Mali, Nigeria, Senegal e Somalia, tutti segnati da conflitti, povertà, instabilità politica e crisi climatica.
La missione della Life Support e il contesto migratorio
La Life Support è una nave di tipo Supply Vessel, adattata per operazioni di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo centrale. Con una lunghezza di 51,3 metri e una larghezza di 12 metri, può ospitare fino a 175 naufraghi oltre al personale di bordo. A bordo è presente un ponte principale coperto di circa 270 mq, dove sono stati allestiti ambulatori medici, servizi igienici e aree di accoglienza, oltre a un’area esterna ombreggiata per il triage e la valutazione sanitaria delle persone soccorse.
Il team della nave è composto da 28 persone, tra cui 9 marittimi, 17 membri dello staff di Emergency e 2 posti riservati a eventuali necessità. Il gruppo sanitario include un medico, due infermieri e due mediatori culturali, fondamentali per l’accoglienza, la comunicazione e il supporto psicologico dei migranti.
Dal 2014 a oggi il Mediterraneo centrale è stata la rotta migratoria più pericolosa al mondo, con oltre 20.000 morti o dispersi secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Emergency, attraverso la Life Support, continua a intervenire in questa area per salvare vite umane, offrendo assistenza medica e supporto a chi fugge da situazioni di guerra e violenza.
La presenza di minori non accompagnati e donne in stato di gravidanza sottolinea l’urgenza di una risposta umanitaria adeguata e il diritto fondamentale alla protezione internazionale.
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