Cagliari, 17 settembre 2025 – La Sardegna ha approvato una legge sul fine vita, diventando la seconda regione italiana a dotarsi di una normativa specifica che disciplina il suicidio medicalmente assistito. Il Consiglio regionale ha dato il via libera con 32 voti favorevoli, 19 contrari e un’astensione, in un dibattito acceso che ha evidenziato divisioni sia tra gli schieramenti sia all’interno degli stessi.
I contenuti della legge sul fine vita in Sardegna
La nuova normativa garantisce l’assistenza sanitaria gratuita a chi è affetto da patologie irreversibili e dipendente da trattamenti vitali e sceglie consapevolmente e autonomamente di accedere al suicidio medicalmente assistito. Tuttavia, l’accesso a questa possibilità dovrà essere preventivamente valutato da una commissione multidisciplinare e dal comitato etico territorialmente competente, in modo da verificare le condizioni cliniche e psicologiche del paziente.
Tra i voti discordanti nel campo della maggioranza, si segnala quello contrario di Lorenzo Cozzolino, eletto con il Psi ma nel gruppo Orizzonte Comune, e l’astensione del vicepresidente del Consiglio regionale Giuseppe Frau. Dal centrodestra, invece, si è distinto Gianni Chessa (Forza Italia) che ha votato a favore della legge.
La presidente della sesta commissione Sanità, Carla Fundoni (Pd), tra le promotrici della norma insieme a Roberto Deriu, ha definito la legge “una legge di civiltà e responsabilità istituzionale”, che mette al centro la libertà e la dignità della persona. Deriu ha sottolineato che la normativa rappresenta “una regola chiara per una situazione estrema” e un dovere del legislatore, in conformità con la Costituzione.
Le opposizioni e le critiche
Dal fronte dell’opposizione le critiche non sono mancate. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, ha parlato di una “legge manifesto del campo largo” che rischia di essere impugnata per incompetenza regionale dalla Corte costituzionale, definendola inoltre “inutile” e applicabile a pochi casi. Anche il gruppo dei Riformatori sardi, con Umberto Ticca, ha espresso una diversa sensibilità, ritenendo più opportuno un intervento legislativo nazionale, anziché risposte regionali che potrebbero avere breve durata.
La legge sul fine vita in Sardegna si inserisce in un contesto nazionale dove il Parlamento non ha ancora legiferato sul tema, nonostante le sollecitazioni della Corte costituzionale, che nel 2019 e nel 2024 ha definito i requisiti per l’accesso al suicidio assistito. In attesa di un intervento nazionale, diverse Regioni italiane, tra cui la Toscana che è stata la prima ad approvare una legge analoga, stanno adottando normative sul fine vita.
La Sardegna, con questa legge, si pone dunque in linea con un percorso legislativo che mira a dare risposte ai malati in condizioni estreme, regolando tempi e modalità per un tema delicato e complesso, nel rispetto dei diritti e della dignità delle persone coinvolte.






