Roma, 17 novembre 2025 – Riprendono con rinnovata attenzione le indagini sulla scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, magistrato romano sparito nel 1994 in circostanze misteriose. Questa mattina, nel quartiere Farnesina a Roma, sono ripresi gli scavi nella zona della Casa del Jazz, ex Villa Osio, dove si ritiene possano trovarsi ulteriori indizi utili a svelare il giallo che ha segnato la capitale da oltre trent’anni. Fuori dall’area dei lavori, il figlio di Adinolfi, Lorenzo, ha parlato con i giornalisti esprimendo il dolore ancora vivido della famiglia e la speranza che finalmente si possa arrivare alla verità.
Il dolore e la speranza di Lorenzo Adinolfi

Lorenzo Adinolfi, avvocato e figlio del giudice scomparso, ha voluto sottolineare il forte legame con il padre e la determinazione della famiglia a non abbandonare la ricerca della giustizia. “Sono francamente sorpreso che siate sorpresi di vedermi qui, di sabato o in qualsiasi giorno: è mio padre, è normale” ha affermato rivolgendosi ai cronisti. Riguardo alle recenti rivelazioni di un pentito, Lorenzo ha invitato a rivolgersi agli inquirenti, ribadendo che la famiglia è parte lesa e che ogni informazione in possesso dei media andrebbe immediatamente consegnata alla magistratura: “Per noi questo è vitale”, ha aggiunto.
Il figlio del magistrato ha inoltre ricordato come, per anni, la famiglia abbia mantenuto viva la memoria del giudice pagando direttamente spazi pubblicitari sui giornali in occasione del ventennale della sparizione. “Mi spiace che solo ora, dopo 30 anni, vedo questo incredibile numero di giornalisti, non ho mai visto nessuno in tutti questi anni”, ha concluso Lorenzo.
Un caso irrisolto tra mafia, servizi deviati e corruzione
Il caso di Paolo Adinolfi rappresenta uno dei più inquietanti misteri italiani: il giudice, esperto in fallimenti societari, svanì nel nulla il 2 luglio 1994, all’età di 52 anni, lasciando dietro di sé una scia di interrogativi. Prima di sparire, Adinolfi lavorava su delicate inchieste riguardanti il crac della Fiscom, società finanziaria collegata alla Banda della Magliana e ai servizi segreti deviati, e sul fallimento della Ambra Assicurazioni. Le sue sentenze di fallimento avevano creato attriti con ambienti criminali e opachi intrecci di potere.
Le indagini, inizialmente chiuse nel 2003, sono state riaperte a più riprese, soprattutto dopo le dichiarazioni del pentito Francesco Elmo che indicavano un possibile rapimento e omicidio del giudice, considerato “scomodo” per la sua integrità e incorruttibilità. I lavori di scavo nella Casa del Jazz, proprietà un tempo riconducibile a figure legate alla criminalità organizzata, rappresentano un tentativo concreto di ritrovare il corpo e fare luce su questa vicenda irrisolta.
La recente nomina di Raffaele Cantone a capo della Procura di Perugia, competente per le indagini su magistrati romani, ha riacceso le speranze di Lorenzo Adinolfi che ha definito Cantone un magistrato esperto e coraggioso, capace di affrontare con determinazione questa triste pagina della storia giudiziaria italiana.
Il ricordo del giudice scomparso si mantiene vivo non solo tra i familiari ma anche tra quanti seguono da vicino i cold case romani, che rappresentano una ferita aperta nella memoria della città e della giustizia italiana.






