È stato un blitz serale della Squadra mobile di Roma a mettere fine, almeno per ora, a un presunto sistema di tangenti che ruotava attorno al reparto di Nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio e al suo primario. Roberto Palumbo, 57 anni, primario stimato e figura di riferimento nella rete nefrologica regionale, è stato arrestato in flagranza mentre, all’interno di un’auto parcheggiata vicino alla sede della Regione Lazio, riceveva 3.000 euro in contanti da un imprenditore abruzzese. Quest’ultimo, Maurizio Terra, amministratore unico della società Dialeur, è finito anch’egli in manette. Entrambi si trovano ora nel carcere di Rebibbia, in attesa della convalida dell’arresto.
Arrestato il primario del Sant’Eugenio
Secondo gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe De Falco, la mazzetta sequestrata il 4 dicembre potrebbe rappresentare solo l’ultimo tassello di un sistema ben più ampio. L’indagine, avviata nel 2021, mira infatti a chiarire un presunto giro di corruzione legato al trasferimento di pazienti dall’ospedale pubblico a strutture private convenzionate, in particolare centri specializzati nella dialisi. È in questo contesto che Palumbo, secondo l’accusa, avrebbe indirizzato numerosi pazienti verso cliniche esterne, talvolta convincendo gli stessi malati tramite collaboratori e personale di reparto.
Le verifiche della Mobile avrebbero inoltre accertato che il primario deteneva il 60% delle quote della società Dialeur e avrebbe beneficiato di pagamenti regolari provenienti sia da Terra sia da un altro imprenditore del gruppo Nefrocenter. Gli utili, secondo gli investigatori, venivano distribuiti attraverso società considerate di copertura, come Gera Consulting e Omnia 2025, tramite fatture per consulenze mai effettuate per oltre 29.000 euro. A disposizione del medico ci sarebbe stata anche una carta di credito intestata a una di queste società, mentre ulteriori somme – quasi 3.000 euro – sarebbero state versate alla sua compagna per prestazioni inesistenti.
Non si tratta, peraltro, della prima volta che il nome di Palumbo compare nelle carte della magistratura. Tra il 2021 e il 2023 era già stato indagato per una vicenda simile, relativa alla possibilità di utilizzare carte di credito e compensi provenienti dall’associazione professionale Rome Medical Group.
Le reazioni
Le ripercussioni del caso non si stanno facendo attendere, soprattutto sul piano politico. «In un Paese dove sei milioni di persone rinunciano alle cure perché non possono permettersele – commenta Angelo Bonelli, deputato AVS – è gravissimo scoprire un sistema di mazzette che avrebbe favorito il trasferimento di pazienti verso strutture private. È l’ennesimo segnale dell’urgenza di rafforzare la sanità pubblica». L’inchiesta, intanto, prosegue: oltre ai due arrestati, risultano indagate altre dodici persone tra medici, imprenditori e responsabili di strutture convenzionate. Gli investigatori non escludono nuovi sviluppi.






