Rimini, 1 ottobre 2025 – Un grave caso di violenza e costrizione familiare ha portato all’arresto di due genitori del Bangladesh residenti a Rimini, accusati di aver sottoposto la loro figlia diciottenne a maltrattamenti fisici e psicologici per obbligarla a un matrimonio combinato in Bangladesh. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo locale, hanno fatto emergere una situazione di segregazione domestica, abuso e coercizione medica.
Il viaggio forzato in Bangladesh e il matrimonio combinato
La giovane, arrivata in Italia all’età di sette anni, era stata nel dicembre scorso ingannata dai genitori con la scusa di andare a visitare la nonna malata a Dacca, capitale del Bangladesh. In realtà, una volta giunta nel Paese d’origine, le erano stati sottratti i documenti di identità e la carta di credito, mentre i familiari la costringevano a incontrare un uomo bengalese, di dieci anni più anziano, designato a diventare suo marito. Il matrimonio combinato ha rappresentato la massima violazione della sua volontà, nonostante la giovane fosse innamorata di un coetaneo connazionale residente a Forlì e si fosse rifiutata ripetutamente.
Maltrattamenti, droghe e la lotta per la libertà
Durante la permanenza in Bangladesh, la ragazza è stata sottoposta a continui maltrattamenti fisici e psicologici, tenuta sotto stretto controllo e obbligata ad assumere farmaci per favorire una gravidanza, oltre a calmanti per fiaccare il suo spirito di resistenza. Nonostante ciò, è riuscita a prendere di nascosto la pillola anticoncezionale, un gesto di ribellione che le ha permesso di mantenere un minimo di autonomia. Grazie a un’amica e al supporto di una volontaria di un centro anti-violenza, la giovane ha potuto mettersi in contatto con il consultorio del dipartimento salute donna e con le forze dell’ordine italiane.
La svolta è arrivata ad aprile 2025, quando, viste le difficoltà legate alla gravidanza, i genitori hanno accettato di tornare temporaneamente in Italia. All’aeroporto di Bologna, la ragazza è stata presa in custodia dai carabinieri e portata in una struttura protetta, mentre il padre di 55 anni e la madre di 42 anni sono stati sottoposti agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e costrizione al matrimonio, reati aggravati dalla natura transnazionale dell’illecito, segnalati alla Procura della Repubblica di Rimini e con il coinvolgimento del Ministero della Giustizia.
Contesto socio-culturale e implicazioni legali
Il caso evidenzia le difficoltà legate ai matrimoni combinati in comunità di origine bengalese, un fenomeno che si inserisce in un contesto culturale complesso e spesso in contrasto con i diritti individuali garantiti in Italia. Il Bangladesh, ufficialmente Repubblica Popolare del Bangladesh con capitale Dacca, è uno Stato dell’Asia meridionale densamente popolato, con tradizioni socio-culturali profondamente radicate, dove il rispetto per la famiglia e le aspettative matrimoniali possono entrare in conflitto con le leggi italiane e i principi di autodeterminazione personale.
Le autorità italiane, con il supporto delle associazioni anti-violenza e dei servizi sociali, hanno ribadito l’importanza della tutela dei minori e dei giovani donne immigrate, impegnandosi a contrastare ogni forma di violenza domestica e di imposizione matrimoniale. Il principio di bigenitorialità e il diritto alla libertà personale sono valori fondamentali sanciti dal nostro ordinamento, che trovano in questa vicenda un’ulteriore conferma della necessità di interventi tempestivi e coordinati.




