Roma, 5 dicembre 2025 – Prosegue la protesta dei lavoratori precari della ricerca al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che oggi hanno occupato la sede centrale di piazzale Aldo Moro a Roma. Dopo aver simbolicamente piantato le tende davanti all’ingresso, una cinquantina di precari si sono insediati all’interno dell’edificio, dando vita a un’assemblea permanente per chiedere la stabilizzazione dei loro contratti e l’avvio di un percorso concreto da parte del Governo.
L’occupazione al Cnr e le richieste dei precari
I lavoratori, molti dei quali assegnisti e tecnologi con contratti a tempo determinato, sottolineano la gravità della situazione: senza nuovi fondi e un intervento immediato, migliaia di ricercatori rischiano di perdere il lavoro, con un impatto negativo per la ricerca italiana e per i progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). “La ricerca è accampata: senza ulteriori risorse i nostri contratti stanno per scadere“, spiega Antonio Sanguinetti, ricercatore precario dell’istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr. La protesta è supportata da molte amministrazioni locali, tra cui i Comuni di Roma, Bologna, Pisa e Venezia, e da Regioni come Umbria e Calabria, che hanno approvato mozioni per la stabilizzazione dei ricercatori.
La legge Madia e il confronto con la presidente Carrozza
La protesta si basa anche sulla richiesta di applicazione dell’articolo 20 del decreto legislativo 75/2017 (la cosiddetta “Legge Madia”), prorogata fino al 31 dicembre 2026, che prevede strumenti per la stabilizzazione del personale precario negli enti di ricerca pubblici. Oggi circa duecento precari da tutta Italia hanno partecipato all’assemblea indetta dai sindacati Flc Cgil e Uil Scuola Rua per fare pressione sul Cnr e sul Governo. Durante la mattinata, una delegazione ha incontrato la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, che ha promesso di avviare una ricognizione dettagliata del personale precario, ma ha espresso riserve sul ricorso alla Legge Madia preferendo l’opzione di nuovi concorsi pubblici. I precari contestano questa posizione, sottolineando che molti di loro hanno già superato prove selettive e chiedono il riconoscimento dell’anzianità di servizio.
La mobilitazione proseguirà nei prossimi giorni con turni di presidio e assemblee permanenti, in attesa di risposte concrete per garantire un futuro stabile alla ricerca italiana.






