Gorizia, 3 dicembre 2025 – La riapertura delle analisi sulla scomparsa di Vito Mezzalira, ex postino di 66 anni sparito nell’estate del 2019, ha portato a un passo decisivo. I resti trovati all’inizio del mese nel giardino della sua abitazione di Sdraussina, nel comune di Sagrado, sembrano appartenere proprio all’uomo. La conferma è arrivata tramite il confronto tra denti e mandibola, anche se l’identificazione ufficiale potrà avvenire solo dopo l’autopsia fissata per il 16 dicembre.
Le persone finite sotto indagine per la morte di Vito Mezzalira
Per questa vicenda la Procura ha iscritto tre persone nel registro degli indagati: la ex convivente di Mezzalira, Mariuccia Orlando; il fratellastro di lei, Moreno Redivo; e il figlio della donna, Andrea Piscanec. Le ipotesi di reato contestate riguardano l’omicidio volontario in concorso, la sottrazione del cadavere e una truffa aggravata, legata al prelievo della pensione dell’ex postino anche dopo la sua scomparsa.
Il ruolo dell’autopsia
Gli specialisti chiamati a eseguire l’esame autoptico sui presunti resti di Vito Mezzalira sono Stefano D’Errico, direttore del Dipartimento di Medicina legale dell’Università di Trieste, e Manuel Gianvalerio Belgrano, responsabile della Radiologia dell’Azienda sanitaria giuliano isontina. Sarà il loro lavoro a stabilire definitivamente se i resti appartengono a Mezzalira e, soprattutto, a indicare eventuali segni utili a ricostruire le cause della morte.
Le immagini satellitari come punto di partenza
La scoperta del corpo è stata possibile dopo l’analisi di fotografie satellitari di Google Earth relative al 2019. Le immagini mostravano infatti la presenza di un pozzo sul retro della casa, un manufatto che in seguito era stato chiuso con colate di cemento. Proprio lì gli investigatori hanno concentrato gli scavi che hanno portato al ritrovamento dei resti, dando nuovo impulso a un caso rimasto fermo per oltre quattro anni.






