Sono 67 i giornalisti uccisi nel mondo nell’ultimo anno, di cui quasi la metà nella Striscia di Gaza, teatro di un conflitto ancora oggi estremamente violento e complesso. Lo rende noto Reporter senza frontiere (Rsf) nel suo bilancio annuale pubblicato oggi, evidenziando come il numero delle vittime tra i professionisti dell’informazione sia tornato a crescere a causa delle “pratiche criminali delle forze armate regolari e non e della criminalità organizzata”. L’organizzazione sottolinea che “i giornalisti non muoiono, vengono uccisi”, mettendo in luce la gravità della situazione soprattutto in zone di guerra o di forte tensione.
Giornalisti uccisi: la situazione e l’allarme di Reporter senza frontiere
Il rapporto annuale di Reporter senza frontiere mostra come il 2025 sia stato un anno particolarmente drammatico per la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti a livello globale. Le vittime sono aumentate a causa sia delle azioni di forze militari regolari, sia delle milizie irregolari e della criminalità organizzata. La metà delle uccisioni riguarda proprio la Striscia di Gaza, un dato che sottolinea la pericolosità di lavorare in zone di conflitto e la necessità di tutelare la libertà di informazione.
La Striscia di Gaza: un territorio martoriato e al centro del conflitto
La Striscia di Gaza, una regione di appena 365 km² situata sulla costa orientale del Mediterraneo, è da anni uno dei luoghi più segnati da conflitti e crisi umanitarie. Governata de facto da Hamas dal 2007, la Striscia è sottoposta a un blocco severo da parte di Israele, che limita fortemente la libertà di movimento e l’accesso a beni essenziali come cibo, acqua potabile e assistenza medica. Oltre due milioni di persone vivono in condizioni estremamente difficili, aggravate dai cicli continui di violenza, bombardamenti e distruzione delle infrastrutture civili.
Dal 2023, la situazione si è ulteriormente aggravata con un’escalation di violenze che ha causato decine di migliaia di vittime civili e sfollati. In questo contesto, i giornalisti che tentano di documentare la realtà sul terreno sono esposti a rischi altissimi, come evidenzia il rapporto di Rsf.
L’Ordine dei Giornalisti italiano, nel frattempo, continua a promuovere iniziative di formazione e sostegno per i professionisti dell’informazione, ricordando l’importanza di garantire sicurezza e condizioni di lavoro dignitose per chi opera in ambienti così delicati e complessi.






