Rapallo, 24 ottobre 2025 – Un caso giudiziario di grave malasanità ha sconvolto la comunità di Rapallo, località ligure. Nel giugno 2019 un uomo di 69 anni è stato sottoposto a un intervento di bypass coronarico presso l’Istituto clinico ligure alta specialità di Rapallo, ma un errore medico ha causato conseguenze tragiche, culminate nella sua morte dopo oltre due anni di coma. La recente sentenza del Tribunale civile di Genova ha condannato i medici a un risarcimento di circa un milione di euro, riconoscendo la responsabilità professionale nella gestione dell’intervento.
L’errore in sala operatoria a Rapallo e le conseguenze drammatiche
L’uomo si era rivolto all’Istituto clinico ligure alta specialità di Rapallo per un intervento di bypass coronarico, una procedura ormai consolidata per il trattamento di malattie cardiache. Tuttavia, durante l’operazione, i medici hanno reciso accidentalmente l’arteria mammaria interna sinistra, un danno grave che ha provocato un’emorragia interna. L’errore non è stato riconosciuto tempestivamente, ritardo che ha aggravato ulteriormente la situazione clinica.

Il paziente ha subito un arresto cardiaco causato dall’emorragia, che ha provocato danni cerebrali ischemici irreversibili. Di conseguenza, è entrato in uno stato vegetativo che è durato più di due anni, fino al suo decesso nell’ottobre 2021. La vicenda ha scatenato un contenzioso legale promosso dal figlio dell’uomo contro la struttura sanitaria e i medici coinvolti.
La sentenza del Tribunale civile di Genova
Il Tribunale civile di Genova, con la giudice Stefania Polichetti, ha esaminato attentamente il caso, confermando la responsabilità dei sanitari e della struttura che hanno curato il paziente. Il giudice ha evidenziato che la lacerazione dell’arteria mammaria interna sinistra è stata la causa principale dell’emorragia, dell’arresto cardiaco e dei danni cerebrali che hanno portato alla morte del paziente dopo due anni e due mesi.
Un punto cruciale della sentenza riguarda il ritardo nel riconoscimento della complicanza emorragica: “Se la complicanza fosse stata individuata e trattata tempestivamente – si legge nella motivazione – si sarebbe potuto evitare lo shock emorragico e garantire un esito favorevole”. Il tribunale ha stabilito che, in caso di approccio diagnostico e terapeutico corretto durante l’intervento e nel follow-up post-operatorio, il paziente avrebbe avuto ottime prospettive di sopravvivenza e buona qualità di vita.
Per questi motivi, è stato riconosciuto un risarcimento di circa un milione di euro al figlio 50enne del paziente, a titolo di danno da perdita del rapporto parentale, danno morale catastrofale e danno biologico terminale. La sentenza rappresenta una ferma presa di posizione sulla responsabilità medica e sulla necessità di garantire elevati standard di sicurezza in sala operatoria.






