Roma, 6 agosto 2025 – Il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria a seguito della diffusione non autorizzata di un audio contenente una conversazione privata dell’attore Raoul Bova. L’iniziativa dell’Autorità nasce in risposta al reclamo presentato dallo stesso Bova, volto a tutelare la privacy e a verificare il rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali.
L’istruttoria del Garante sulla diffusione dell’audio di Raoul Bova
L’audio, originato da una conversazione privata via chat tra Raoul Bova e un soggetto terzo, è stato diffuso senza il consenso dell’attore. Tale materiale è stato poi rilanciato sui social network, spesso accompagnato da contenuti ironici o denigratori, suscitando una vasta eco mediatica. Il Garante ha sottolineato che la divulgazione di questo tipo di informazioni senza autorizzazione costituisce una probabile violazione delle norme sulla privacy e delle regole deontologiche giornalistiche.
L’Autorità ha emesso un avvertimento rivolto a tutti i potenziali utilizzatori dell’audio o di estratti della conversazione privata, ribadendo che la loro ulteriore diffusione potrebbe portare all’adozione di provvedimenti, anche di natura sanzionatoria.
La ricostruzione del caso
La diffusione, a sua insaputa, di audio e messaggi di Raoul Bova è stata opera di Federico Monzino, che ha inoltrato il materiale all’ex paparazzo Fabrizio Corona. Monzino, come poi ha confessato, lo ha fatto per “fare un favore a Martina Ceretti che voleva diventare famosa”. Successivamente, è stato lo stesso Corona a rendere pubblici i contenuti riservati attraverso il suo canale YouTube “Falsissimo”.
Raoul Bova, affiancato dai suoi avvocati, si è rivolto al Garante della Privacy per chiedere la rimozione delle conversazioni pubblicate su “Falsissimo” senza la sua autorizzazione. Tra le istanze presentate dai legali dell’attore c’era la richiesta di impedire la diffusione di messaggi privati scambiati con la modella Martina Ceretti, oltre alla cancellazione di tutto il materiale collegato da siti web, social media e piattaforme online.
Questa iniziativa legale si aggiunge alla denuncia per diffamazione già presentata da Bova e all’indagine della procura di Roma per un presunto tentativo di estorsione ai suoi danni.
Ora, il Garante della Privacy lancia un monito non solo a Corona, ma a tutti i soggetti coinvolti nel sistema dell’informazione, formale o informale che sia: un’ulteriore condivisione dell’audio incriminato o di altri contenuti tratti da quella conversazione privata “potrà comportare l’adozione di ogni misura ritenuta necessaria, comprese eventuali sanzioni”, ha avvertito l’Autorità.





