Torino, 30 luglio 2025 – Quattro madri di coppie omogenitoriali hanno ottenuto a Torino il riconoscimento legale della propria genitorialità, un gesto ufficializzato con la firma del sindaco Stefano Lo Russo. Si tratta di un passo importante reso possibile grazie alla sentenza della Corte costituzionale dello scorso 22 maggio, che ha dichiarato incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia tramite procreazione medicalmente assistita (PMA) realizzata regolarmente all’estero.
La svolta della Corte costituzionale e il ruolo del Comune
Davanti al sindaco si sono presentate quattro coppie di mamme, alcune con i propri bambini in braccio, accompagnate anche dai nonni. Fino a poco tempo fa, il riconoscimento della genitorialità da parte della madre intenzionale era un atto che poteva essere firmato solo dal primo cittadino, senza possibilità di delega ai funzionari dell’anagrafe. Ora, con l’intervento della Consulta, anche i funzionari potranno procedere autonomamente con le iscrizioni anagrafiche, in virtù di una delega permanente conferita dal sindaco.
Il modulo utilizzato è il consueto “Riconoscimento di filiazione”, con cui la madre intenzionale riconosce un bambino già registrato dall’altra madre biologica. Il sindaco Lo Russo ha sottolineato come questa decisione della Corte costituzionale sia un passo fondamentale per garantire i valori di uguaglianza e civiltà e ha auspicato un intervento legislativo da parte del Parlamento per mettere fine a una questione che finora è stata regolata principalmente dai tribunali.
La battaglie delle coppie omogenitoriali
La sentenza rappresenta un importante riconoscimento per le famiglie arcobaleno, che a Torino avevano già fatto storia nel 2018, quando l’allora sindaca Chiara Appendino aveva autorizzato il primo riconoscimento di un figlio con due madri in Italia. Dopo uno stop nel 2022 dovuto a una circolare del governo Meloni, oggi la città riparte con il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie lesbiche, una conquista salutata con commozione dalle famiglie coinvolte.
Restano tuttavia esclusi dal riconoscimento automatico i figli delle coppie di donne che non ricorrono alla PMA e le famiglie con due padri, che continuano a dover affrontare iter giudiziari lunghi e complessi per l’adozione in casi particolari.






